"Dio benedica il Soccorso alpino", dice il sindaco di Baunei, Salvatore Corrias.

Dodici giorni fa, ad esempio, un'arrampicatrice di Vicenza sulla guglia Pedra Longa è stata colpita da un blocco di pietra ed è precipitata per otto metri. I compagni hanno dato l'allarme e subito sono intervenuti i tecnici della Stazione Ogliastra insieme con i vigili del fuoco in elicottero: la donna è stata recuperata, portata in ospedale a Cagliari e il resto del gruppo è stato guidato lungo la via del ritorno in sicurezza.

L'ATTIVITÀ - È stato il 51° soccorso di quest'anno: dai trekker esperti ai camminatori per caso, dai cercatori di funghi agli scalatori, il boom del "turismo attivo" fa aumentare gli incidenti e i costi per i salvataggi, e il Sass, Soccorso alpino e speleologico della Sardegna, servizio regionale del Corpo nazionale, lavora a ritmi serrati.

Questi volontari che salvano vite e hanno una preparazione elevatissima - inseriti nella grande rete della Protezione civile e del 118 - attendono da tempo un riconoscimento istituzionale e la certezza dei finanziamenti per andare avanti.

"È vero, ogni anno dobbiamo combattere per garantire un contributo adeguato, stranamente non tutti comprendono quanto è utile il Sass", sottolinea Franco Sabatini, consigliere regionale Pd e primo firmatario di una proposta di legge datata dicembre 2016.

"Dovremmo riuscire a mettere il provvedimento all'ordine del giorno della Commissione tra breve, e farlo arrivare in Aula all'inizio dell'anno prossimo. Dobbiamo adeguarci alla legge nazionale, siamo in forte ritardo rispetto alle altre regioni".

Con questa legge, ci sarebbero 500mila euro all'anno sicuri, la collaborazione ufficiale con il Servizio sanitario della Regione e con l'Azienda regionale di emergenza-urgenza, l'impegno a far parte dell'equipaggio di missione dell'elisoccorso, e il sostegno per le scuole regionali "organismi formativi professionali per la ricerca di dispersi e il soccorso sanitario in ambiente montano, ipogeo, impervio e ostile".

LA MACCHINA - Sono 230 tra uomini e donne, due strutture - la delegazione alpina e quella speleo - nove stazioni territoriali, tre border collier operativi, e altri tre cani in formazione, compreso un bloodhound, il segugio molecolare dall'olfatto eccezionale.

"Noi interveniamo quando la persona scompare in zone particolari, boschi, monti, grotte", spiega il presidente regionale del Sass, Carlo Taccori.

"A seconda del tipo di ricerca le squadre sono composte anche da una trentina di persone, il numero scende quando operiamo con altri enti, vigili del fuoco, carabinieri, Corpo forestale, Agenzia Forestas".

Poi ci sono le operazioni più difficili, come quella dell'agosto 2015, quando cento uomini a turno hanno lavorato per cinquanta ore consecutive per liberare lo speleologo Salvatore Manca dalla grotta Sa Conca 'e Locoli a Siniscola.

LE ZONE CALDE - "È il triangolo tra Baunei, Dorgali e Urzulei la zona più calda della Sardegna. La più frequentata, quindi quella dove succedono più incidenti. Tutti i percorsi che dall'alto scendono verso le spiagge sono i più famosi e i più battuti, Goloritzé al primo posto, perché è abbastanza semplice, ma non così tanto da essere affrontato con le infradito, come purtroppo fa un sacco di gente", prosegue Taccori.

"Poi ci sono le falesie del Sud dell'Isola, anche quelle costiere, Masua e Buggerru, le pareti di Domusnovas, Capo Caccia ad Alghero. Gli interventi aumentano, i picchi sono in primavera, quando la gente si risveglia e 'attacca' la montagna in ogni modo possibile e in autunno, stagione di caccia e di funghi".

Dice il sindaco di Baunei: "Il nostro territorio è vastissimo e molti si perdono, oltre al prezioso lavoro svolto dal Soccorso alpino serve più gente in campo, competenze e prevenzione. Dunque, affrettiamoci a far passare la legge".

LA PREVENZIONE - Anche Gavino Canu, vicepresidente del Sass, invoca una maggiore prevenzione: "La Regione dovrebbe predisporre un vademecum in varie lingue, da distribuire ai turisti in alberghi e b&b, inoltre le guide potrebbero organizzare periodi di orientamento gratuito, raccontare cosa fanno, farsi pubblicità. Facciamo le campagne per donare il sangue e per la tutela della salute, anche l'avventura nel rispetto delle regole merita un tam tam capillare".

Cristina Cossu

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