Andateci ora a Perda ‘e Liana, andateci prima che qualcuno stravolga il fascino esclusivo di quel proscenio illimitato che dal cielo sfiora la Barbagia di Seulo-Seui. Immortalatelo quel paesaggio millenario che ancora illibato si staglia iconico tra monumentali guglie geologiche e visuali primordiali. Fatelo finchè siete in tempo. In questa corsa senza fine alla speculazione energetico-finanziaria che sta travolgendo la Sardegna, c’è qualcuno che ha avuto la malsana idea di sfidare persino quell’altare calcareo-dolomitico che svetta tra i tacchi d’Ogliastra.

Gamba tesa

Sono arrivate sin lì le pretese dei petrolieri del vento, davanti a quel torrione maestoso che domina l’orizzonte tra Seui, Ulassai, Ussasai ed Esterzili. Lo hanno fatto come al solito senza bussare, entrando a gamba tesa in uno degli habitat più pregiati nel cuore dell’Isola. Tre giorni fa il counter del Ministero dell’Ambiente ha “caricato” il progetto numero 289 dell’assalto eolico alla Sardegna: «Parco “Alientu” composto da 10 aerogeneratori di potenza nominale pari a 6.8 MW, per una potenza complessiva di 68 megawatt nel Comune di Seui».

Giungla d’acciaio

Lo definiscono “parco”, in realtà è una “giungla d’acciaio” da posizionare nei punti più alti di quella linea celeste che congiunge il cielo con la Barbagia. Se Perda ‘e Liana sfiora i 1.293 metri di altitudine, i nuovi grattacieli dei “petrolieri del vento” raggiungeranno i 1.060 metri, quasi a competere con quel torrione selvaggio incastonato come un diamante in un paesaggio unico.

Petrolio & vento

Nel piano da sbarco, congegnato nelle alte sfere della finanza mondiale, tra un barile e l’altro di petrolio, c’è un nome che la Sardegna conosce bene, da almeno 57 anni: Saras, acronimo di “Società Anonima Raffinerie Sarde”. La longa manus del petrolio ha nome e cognome scolpito nella storia: Angelo Moratti, il patriarca che con la benedizione di Giulio Andreotti, allora Ministro dell'Industria, Commercio e Artigianato, nel lontano 1966, si prese senza troppi sussulti il Golfo degli Angeli, per trasformarlo in un ricettacolo di veleni e ciminiere. Ora che quella raffineria, dopo aver fatto guadagnare miliardi e miliardi di utili, volge al tramonto e i terreni che l’hanno “ospitata” ribollono di benzene, piombo e vanadio, gli eredi di Moratti vendono tutto, partecipazioni finanziarie, azioni e impianti, quelli petroliferi e quelli eolici, compreso quello appena depositato al Ministero che si deve occupare della “speculazione energetica” in terra di Sardegna. C’è scritto nella nota ufficiale inviata alla Borsa di Milano: vendiamo tutto a Vitol, il primo trader mondiale di petrolio, un soggetto con tante partite giudiziarie aperte in mezzo mondo e un rapporto controverso con la Russia di Putin. Nel preliminare di vendita lo scrivono senza sotterfugi: oltre alla raffineria del Golfo degli Angeli cediamo anche gli impianti eolici della Sardegna, quelli in esercizio e quelli progettati. Il gioco è fatto: Saras, con la sua “Sardeolica”, braccio ventoso della raffineria, mette a reddito un progetto che non solo ha appena presentato al ministero, ma che stravolge impunemente uno dei paradisi di Sardegna, in una terra appena ricongiunta all’Ogliastra dei Tacchi. Un progetto tanto intempestivo quanto invasivo, capace di violare un’area cosparsa di primati, nuragici e naturalistici, ambientali e identitari. Un assalto ulteriore concepito e incardinato nelle stanze ministeriali quando le azioni di Borsa dei Moratti erano già in transito verso Amsterdam e Ginevra, sedi operative e fiscali del più impercettibile degli operatori petroliferi mondiali, la Vitol. Su questo progetto, però, pesa come un macigno un quesito senza risposta: per quale motivo la Saras, in fase di cessione delle quote azionarie agli stranieri del petrolio, ha deciso di infliggere alla Sardegna questo ennesimo sacrilegio ambientale? Elementi che dovranno essere chiariti non appena i passaggi azionari saranno definiti, visto che nel suo portfolio eolico Saras dispone di 171 megawatt di impianti eolici già operativi e progetti dichiarati in fase istruttoria per ben 593 megawatt. Si tratta di capire se e con quale percentuale di successo la famiglia Moratti ha venduto a Vitol anche il progetto “Alientu”, la centrale eolica da costruire sull’orizzonte di Perda ‘e Liana. Stiamo parlando di pale eoliche di ultima generazione, con un potenziale di 6.8 megawatt ciascuna, con una potenza complessiva dell’impianto di 66 megawatt. Una centrale eolica capace di far mettere in tasca ai proprietari quasi dieci milioni di euro all’anno di soli incentivi, un business da consumarsi tutto sulle vette d’Ogliastra. E l’impatto di questi mostri d’acciaio, alti ognuno duecento metri, sarà devastante.

Crateri di cemento

Le montagne saranno sventrate da dieci crateri destinati a fondazioni imponenti di cemento armato sulle quali far svettare quei grattacieli d’acciaio funzionali a produrre incentivi e milioni di euro a gogò. Tutto destinato alle casse petrolifere di Saras o di Vitol, di certo non alla Sardegna e ai Sardi. Per il paesaggio sarà un disastro, nonostante il solito tentativo di edulcorare la pillola con rendering e fotosimulazioni, che il più delle volte vengono eseguite davanti ad un muretto o ad una siepe. La realtà è ben altra.

Ovunque ti giri

Dovunque sali e ti giri, quei dieci vessilli d’affari eolico-petroliferi in terra di vento li vedi, eccome. Raggiungi Nuraghe Salei a Seui e te ne trovi uno gigantesco davanti, come un cazzotto in pieno volto, con gli altri dispiegati sull’orizzonte a devastare lo skyline d’altura di questi paesaggi esclusivi. Se ti affacci sul Nuraghe S’enna e s’omini, sempre nelle vette di Seui, ne vedi tre in primo piano, se ti sposti sul nuraghe di Ussassai li vedi tutti schierati come una barriera di ventilatori d’alta quota. Non cambia spostandosi sul versante di Nuraghe Soperis ad Esterzili: il panorama verrebbe spietatamente devastato da tutte e dieci le pale eoliche targate Saras. Le si vedranno da qualsiasi angolo andiate a scrutare la Barbagia di Seui, dalla strada di accesso dell’Enduro park di Ulassai al Nuraghe Urceni a Osini. E, infine, tutte e dieci si staglieranno e vedranno, impressionanti e devastanti, sull’orizzonte di Perda ‘e Liana a Gairo. Uno svettare continuo di aerogeneratori su tutto l’orizzonte, in un’area ricca come poche sul piano geologico e archeologico, disseminata di decine di monumenti nuragici, dal più rilevante di Nuraghe Arrubiu a Orroli a quelli dispiegati a corona su tutta la Barbagia di Seulo. Un itinerario esclusivo attraversato da un trenino verde mozzafiato, destinato a scoprire il fascino della natura selvaggia ora a rischio di invasione eolica.

5 posti di lavoro

I petrolieri del vento ci credono e annunciano sfavillanti ricadute economiche e occupazionali. Scrivono: «l’indotto generato dalla realizzazione del parco eolico favorirà una crescita occupazionale nella zona creando nuovi posti di lavoro sia in fase di costruzione che di gestione dell’impianto». Promettono qualche elemosina al Comune, «l’assunzione di 88 “risorse” per circa 18 mesi e l’assunzione diretta di 5 dipendenti per la gestione del Parco in fase di esercizio». Insomma, 5 posti di lavoro in cambio della devastazione del proscenio di Perda ‘e Liana. Un affare, solo per loro.

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