Insulti e minacce dopo il video del gatto lanciato dal ponte, l’ira del sindaco di Lanusei: «Basta forconi»
«Abbiamo censurato il gesto, ma siamo vicini anche alle famiglie dei minori. Inasprire le pene anche contro la violenza virtuale»Per restare aggiornato entra nel nostro canale Whatsapp
Mentre Matteo Salvini evoca un inasprimento delle pene, il sindaco di Lanusei Davide Burchi chiede uno stop alla violenza social e a chi invoca l’uso dei forconi.
Il caso del gattino lanciato da un ponte nei giorni scorsi a Lanusei agita la politica.
«In queste ore – si legge sulla pagina Facebook ufficiale del Comune ogliastrino – il nome di Lanusei sta diventando virale sui motori di ricerca per un episodio di violenza inaudita da alcuni giovanissimi ragazzi, certamente minorenni, forse addirittura sotto i 14 anni. Una vicenda che ha scosso fortemente la comunità lanuseina e quella dei comuni vicini dai quali provengono alcuni dei soggetti coinvolti». Il «barbaro» gesto, si sottolinea, è stato prontamente censurato da sindaco, Giunta, maggioranza e opposizione, che si sono attivati assieme alle autorità per individuare i responsabili.
Ma la stessa condanna «va rivolta nei confronti della violenza che questi ragazzi, le loro famiglie e le nostre intere comunità stanno subendo sui social network. Migliaia di persone rivolgono i peggiori insulti e le più gravi minacce ai ragazzi, ai genitori e ai lanuseini tutti, chissà per quale contorto meccanismo di assimilazione».
Il sindaco si scaglia contro gli adulti per cui «il giudizio di colpevolezza, la misura e l'esecuzione della pena debbono essere condotti come secoli fa da una folla con torce e forconi». Perché «è evidente che se questo è l’esempio, nulla potrà funzionare» per combattere il disagio giovanile.
L’amministrazione comunale dunque, «ribadendo la piena e totale censura nei confronti della deprecabile azione», attende che la giustizia compia i suoi passi ed «esprime piena vicinanza alle famiglie dei minori che dovranno, assieme ai propri figli, affrontare un lungo percorso rieducativo». E si dissocia «dalla barbara e invertebrata prassi, figlia dei tempi e capace di condizionare in negativo l'educazione dei nostri ragazzi, che legittima la celebrazione impunita dell'odio e della violenza attraverso i canali social». E invoca l’inasprimento delle pene anche «nei confronti di chi, da dietro uno schermo e una tastiera, diffonde violenza virtuale contribuendo a generare quella di cui poi paghiamo conseguenze nella vita reale».
Sul caso è intervenuto anche Matteo Salvini, che ha condiviso il filmato sui social: «Maledetti schifosi, ma come si fa? Sono senza parole. Urgente accelerare sull’inasprimento delle pene per chi maltratta e addirittura uccide i nostri compagni animali, come previsto dal disegno di legge della Lega, ora in Commissione. Questi sono criminali e da criminali vanno trattati», ha scritto, facendo anche i «complimenti ai genitori per averli educati così bene».
E un cittadino indignato, Claudio Lauretti, ha lanciato una petizione in cui chiede l’applicazione minima delle pene previste per maltrattamento di animali: una reclusione da 3 a 18 mesi o la multa da 5mila a 30mila euro: «Un gesto simile non può passare impunito». La petizione in poche ore ha superato le 500 firme.
(Unioneonline/L)