"Mai creduto alle classifiche del potere. E poi cosa significa essere potenti?" .Giorgio Mazzella è un imprenditore-banchiere, tendenza immobiliar-turistica. Possiede alberghi, ville, palazzi e la convinzione che negli affari un socio è uno di troppo: "Preferisco sbagliare da solo".

Ad agosto compirà sessantanove anni, animati da una certa fiducia nelle sue capacità: "Io sono un geometra, ho iniziato costruendo un villaggio turistico. Nella vita ho fatto decine di mestieri, recentemente ho rifatto il capo cantiere per la ristrutturazione di un mio albergo".

Negli ultimi diciassette anni ha diretto la costola sarda di Banca Intesa-San Paolo: "Dal 2000 al 2014 presidente di Banca Cis prima e Banca di credito sardo poi, dal 2015 guido il Consiglio di territorio, un organismo indipendente di indirizzo che coopta i presidenti di tutte le associazioni".

Di lei dicono: "È un prepotente di successo".

"Mi sembra troppo. Sono determinato, ho le mie idee, per cambiarle mi devono convincere con la forza dei numeri. Mi è capitato di riconoscere la bontà dell'intuizione di un collaboratore".

Quanto aiuta negli affari guidare una banca?

"Non sono stato nominato da un politico ma dall'amministratore delegato di allora con cui ho un'amicizia personale. Stop. Dopo una vita di conti in rosso, la banca con me ha sempre avuto il bilancio in attivo".

Dirigere un istituto di credito garantisce corsie preferenziali.

"Ho esercitato il ruolo destinando il compenso in beneficenza. Posso dire che la banca ha salvato tante aziende offrendo buoni consigli: una grande soddisfazione. Ho chiuso l'ufficio di rappresentanza romano in via Veneto senza neppure vederlo: costava cinquecento milioni di lire l'anno, che senso aveva?".

Quanti affidamenti hanno avuto le sue aziende dal Cis?

"Mai avuto uno scoperto di fido, solo alcuni mutui vecchi contratti col Cis e incrementati con Banca di credito sardo e Intesa-San Paolo. Abbiamo continuato a rimborsarli senza alcuna agevolazione, se non quelle ottenute da tutte le imprese".

Come si resiste diciassette anni al vertice di una banca?

"La prima nomina è stata decisa da Carlo Salvatori, Corrado Passera mi ha confermato, Cucchiani pure. Di recente l'amministratore delegato Carlo Messina mi ha offerto la presidenza del Consiglio di territorio. La politica non c'entra, i risultati che ho ottenuto forse sì".

Banche sarde svendute dalla Regione?

"La cessione della maggioranza del Banco di Sardegna non è stato un affarone. La Banca Cis invece è stata venduta dal ministero del Tesoro all'allora Cariplo, poi Soru da presidente della Regione consegnò a Banca Intesa solo la quota di minoranza: il ventotto per cento".

Cagliari è una città turistica?

"Ha una vocazione chiara, evidente. Tanti passi in questa direzione sono già stati fatti".

Cosa manca?

"La strada è stata tracciata da Mariano Delogu, Massimo Zedda sta proseguendo il percorso. Tutti però devono accettare un certa dose di cambiamenti".

Un esempio?

"Uno piccolo piccolo ma altamente indicativo. Nella Marina - una cartolina per i turisti - alcuni residenti protestano da tempo contro il rumore della movida ma molte case sfortunatamente non hanno i doppi vetri. Se i proprietari li sostituissero, magari approfittando degli sgravi fiscali, finirebbe per sempre questa diatriba".

Un errore?

"Il più grande è stato commesso tanti anni fa, quando l'hotel Golfo degli angeli fu trasformato nell'ospedale Marino. La scelta fu della Regione. Purtroppo la Sardegna non è mai stata attenta al turismo, i politici hanno pensato agli investimenti nell'industria, magari privilegiando aziende del nord. Nel 1982 ho atteso diciotto mesi per avere le autorizzazioni necessarie a realizzare un albergo. Un capannone alto quattordici metri a cento metri dal resort ha avuto via libera in venti giorni".

Nuovi alberghi?

"Non servono quelli per la clientela business. Invece c'è un gran bisogno di quelli low cost per i giovani".

Il sindaco vorrebbe che fossero recuperati gli immobili militari a Calamosca.

"Un'idea che ho valutato trent'anni fa: il costo per la conversione sarebbe enorme, però è una bellissima zona. Ci vorrebbe un dibattito - Zedda potrebbe fare il primo passo - per capire cosa si può fare. Un concorso di idee per immaginare il futuro".

Ryanair - con fondi pubblici - è la soluzione?

"È il presente e il futuro, ha applicato il concetto del pullman agli aerei ed è vincente. Se vuoi che voli nella tua città devi pagare. È il mercato: garantisce grandi numeri e infinite tratte, è normale che chiedano una contropartita".

Cagliari è una città per imprenditori?

"È bellissima, c'è tutto. Credo che il cambio di rotta sia stato impresso".

Allora perché lei vuole sbaraccare vendendo villa Trois, i palazzi ex Cariplo ed ex Corte dei conti?

"Ho scelto di tornare a vivere ad Arbatax".

Chi conta in città?

"Dipende da cosa si intende per contare. E poi per fare cosa?".

Affari e gestione del potere.

"Non faccio parte di alcuna associazione, neppure della massoneria, anche se ero molto amico del gran maestro Armandino Corona. Non ho mai avuto un socio fuori dalla mia famiglia, anzi una volta ne ho avuti due in un albergo a Costa Rei. Non faceva per me: ho venduto le quote dopo qualche mese".

Le hanno mai chiesto una tangente?

"No. Sono stato inquisito una valanga di volte per le ragioni le più disparate, assolto sempre".

L'anno scorso la Cisl l'ha accusata di sottopagare e sfruttare i dipendenti.

"Pago quanto dice il contratto nazionale di lavoro. Il sindacato reagì a una mia constatazione".

Quale?

"Dissi che è difficile trovare personale che parli le lingue straniere. Io stesso non sarei titolato a fare il cameriere, perché non so l'inglese. Negli hotel che gestisco organizzo i corsi di lingue proprio per superare il gap. Dovrebbe farlo la Regione".

Pentito di essere stato candidato - e non eletto - col centrosinistra?

"Me lo chiesero gli emigrati e accettai di far parte del listone. Non avrei mai pensato di prendere così tanti voti, oltre diecimila. Comunque era un centrosinistra che sapeva di truffa dal primo momento: il candidato presidente Gian Mario Selis era stato scaricato da tutti".

È ancora l'editore di Sardegna1?

"No, ho ceduto l'azienda".

Come mai il logo figura nel suo sito personale, nella pagina che raggruppa le sue aziende?

"Il sito non è mai stato aggiornato".

Tanti sostengono che sia sua.

"Non è vero. L'ho pagata quattro milioni e rotti, quando è arrivato il digitale è iniziata la caduta verticale. L'ho ceduta a pochi euro a due dipendenti. Uno di loro mise solo una condizione: potermi telefonare in qualunque momento per avere suggerimenti".

Destra o sinistra?

"Tante avances da entrambi".

Diceva il presidente dell'Eni Enrico Mattei che i partiti si usano come un taxi: sali, paghi la corsa e scendi.

"Lui pagava di sicuro, io non ci penso neppure. Ho ricevuto un favore solo da un politico, Angelo Roich. Nel '76 dopo il sequestro di mio padre mi disse: se hai bisogno, chiamami. Era un momento difficile, lo apprezzai".

Paolo Paolini
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