È passato un mese da quando Marco Mameli non c’è più. Ucciso a 22 anni durante una festa di Carnevale.

L’assassino è ancora a piede libero. Il registro degli indagati è immacolato, l’attività investigativa prosegue senza sosta, sebbene dell’assassino non ci sia traccia. Ieri pomeriggio nella chiesa di San Giovanni Battista, il parroco di Ilbono, don Luigi Murgia, ha celebrato la messa di suffragio.

Al termine, un corteo silenzioso e commosso, con in testa i familiari, si è snodato sulle strade dell’abitato raggiungendo il cimitero per visitare la tomba del ragazzo che amava la vita, il lavoro e il suo Ebano, il puledro rimasto orfano del suo cavaliere.

Sulla scrivania della sostituta procuratrice Giovanna Morra, titolare dell’inchiesta, ci sono due distinti fascicoli. Il primo è stato istruito nelle ore successive all’omicidio di Marco Mameli, avvenuto alle 23 del primo marzo. 

Il secondo, il magistrato inquirente l’ha aperto il 3 marzo, dopo che nelle ore appena precedenti Paolo Migali, 27 anni, disoccupato di Girasole, si è presentato spontaneamente al commissariato di Tortolì dove ha reso dichiarazioni spontanee.

Agli agenti, diretti dal vicequestore Fabrizio Figliola, ha raccontato di essere stato lui l’autore del ferimento di Andrea Contu (26), operaio di Ilbono, smarcandosi però dai fatti legati all’omicidio. 

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