La crisi politica che da oltre tre mesi sta paralizzando l'attività dell'Unione dei Comuni del Marghine potrebbe risolversi nell'assemblea dei dieci sindaci, che sarà convocata i prossimi giorni. La data  non è stata ancora fissata, ma presumibilmente i sindaci si incontreranno ai primi della prossima settimana.

Per ora le posizioni restano distanti, con l'assemblea spaccata a metà. Cinque sindaci (Riccardo Uda di Macomer, Tore Ghisu di Borore, Francesco Manconi di Bolotana, Franco Scanu di SIndia e Nino Muroni di Dualchi), chiedono come condizione le dimissioni del presidente Gian Pietro Arca, quindi l'azzeramento delle cariche istituzionali. Dall'altra resistono gli altri cinque sindaci, tra cui Gian Pietro Arca, sindaco di Silanus, Francesco Caggiari, sindaco di Bortigali, SIlvia Cadeddu, sindaca di Birori, Rita Zaru, sindaca di Noragugume e Luigi Cadau, sindaco di Lei.

Cinque contro cinque, uno scontro che va avanti da oltre tre mesi, generando la crisi politica che sta ingessando l'ente. «L'assemblea dei sindaci dovrà affrontare questioni tecniche - dice il presidente Gian Pietro Arca - ma quel varie ed eventuali all'ordine del giorno potrebbe diventare un importante momento di confronto per cercare di superare la crisi. Per quanto mi riguarda sono disposto ad ogni tipo di dialogo e di confronto. Non dipende da me. Mi devono dire perché mi dovrei dimettere».

Dall'altra parte, i cinque sindaci contro, chiedono come condizioni unica l'azzeramento delle cariche, in particolare quella del presidente. «È necessario chiudere una pagina ed aprirne un'altra - dice il sindaco di Borore, Tore Ghisu - per questo chiediamo l'azzeramento degli incarichi, quindi le dimissioni del presidente, unica via d'uscita da questa grave situazione. Non si può fare finta di niente e non si può tenere in ostaggio un intero territorio. Non si può mantenere l'ente in una discussione che non porta a niente. L’azzeramento è necessario. Subito».   

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