Il giallo della donna scomparsa a Orosei nel 2013 resta irrisolto. Cristina Cristinzio, 64 anni, non ha più dato notizie di sé, non è stata ritrovata di lei alcuna traccia che possa condurre a quanto accaduto quel giorno di 5 anni fa, quando la mattina presto era uscita di casa, come faceva spessissimo per fare jogging, senza farvi ritorno.

Era una donna brillante, attiva e dinamica. Legatissima al marito e ai tre figli, mai avrebbe potuto allontanarsi senza una spiegazione.

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“Sono passati cinque anni, trovare le parole è una grande fatica dell'anima. Quando una persona scompare, il tempo che passa non aiuta a superare il dolore, lo aumenta. Ciao Mamma, ci manchi tantissimo”.

È questo il messaggio che Nicoletta Nanni, vicepresidente dell’Associazione Penelope Sardegna Onlus, rivolge alla madre Irene Cristinzio, professoressa di 64 anni scomparsa in circostanze misteriose la mattina dell’11 luglio 2013. “È una scomparsa che pone mille domande, non ci si rassegna, né come professionista né come uomo ad una scomparsa senza risposte, a questo buco nero perché la scomparsa di Irene Cristinzio grida giustizia, grida verità”: lo dichiara Nicodemo Gentile, legale della famiglia e rappresentante dell’Associazione Penelope.

Cinque anni di dubbi, misteri e ricerche senza sosta. Erano le 6.40, quando Irene si sveglia per prepararsi. Quel giorno esce un po’ prima del solito per svolgere alcune incombenze in vista del tanto atteso rientro della figlia e del nipotino a cui era molto legata. In quel periodo era molto contenta, i suoi figli erano tornati dal nord Italia per trascorrere le vacanze in famiglia. Quel clima armonioso e festoso la rendeva particolarmente felice. Era sua consuetudine fare jogging tutte le mattine: sei chilometri lungo una strada di campagna che conosceva molto bene. Quella mattina, prima di uscire da casa, disse “ci vediamo alle 8.30”, chiuse la porta e andò via.

Irene scompare all’improvviso, inghiottita in quel silenzio che non dà spazio alle certezza ma fomenta il dubbio che lacera l’anima e il cuore, lasciando una moltitudine di interrogativi. “Siamo convinti che Irene purtroppo è morta e la sua sia stata una fine violenta; questa è la convinzione che mi sono fatto io per una pluralità di ragioni, partendo dal fascicolo, dalla ricostruzione della personalità del profilo della vittima. È stato un lunghissimo lavoro di analisi, di dati, elementi e anche ipotesi alternative. Residua e forte è l’idea di uno scambio di persona, anche di un sequestro lampo”, spiega l’avvocato Nicodemo.

Irene Cristinzio
Irene Cristinzio
Irene Cristinzio

E aggiunge: “Ne sono stato ancora più convinto quando ho avuto la possibilità di incontrare la signora, possibile obiettivo di questa gente. Chi non conosceva bene la professoressa poteva sicuramente confondersi, specialmente quando queste due persone erano in un momento di attività fisica, perché sicuramente c’erano dei punti di quel percorso di periferia che le due signore percorrevano”.

Numerosi i testimoni che asseriscono di aver visto la professoressa lungo il percorso. Via Europa e via Giovanni Porru è il punto in cui si perdono con certezza le tracce di Irene.

Lo scorso febbraio il Gip del Tribunale di Nuoro ha archiviato il procedimento a carico di ignoti. Quattro mesi prima che archiviasse, era stata accolta l’opposizione alla richiesta di archiviazione. Erano state disposte nuove ricerche in via Europa, il tratto di strada in cui scomparve la donna.

"Le indagini si sono fermate, noi ci siamo in tutti i modi attivati, siamo riusciti anche ad avere ottime soddisfazioni professionali perché comunque in più occasioni abbiamo fatto sì che le indagini non venissero archiviate, il Giudice ha anche condiviso alcune nostre impostazioni ricostruttive però in assenza di elementi indiziari forti l’indagine ad un certo punto si deve arenare. Speriamo che sia soltanto un momento di sospensione, noi la speranza non la mettiamo in archivio”, precisa Gentile, che ha voluto rivolgere un accorato appello "a chi sa qualcosa o a chi la può acquisire nel tempo, di rivolgersi agli investigatori, alle autorità, alla famiglia, a me; a chiunque volessero ma lo facessero, perché è un giallo che non può rimanere insoluto, soprattutto perché noi abbiamo la certezza – ecco perché parliamo di fine violenta- che pochi minuti prima delle 9 entrambi i cellulari della professoressa risultavano già spenti”.

Angelo Barraco
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