Ha 19 anni, frequenta il quinto anno del liceo delle Scienze umane Satta di Nuoro e patisce da anni continue prevaricazioni da parte delle compagne di classe.

Infide violenze psicologiche, perpetrate in maniera sistematica e strutturate secondo la vile logica del branco, che non le impediscono di essere la migliore allieva dell'istituto, con una media di voti del 9,08 (riferita al quarto anno), superiore a quella di qualunque altro studente.

Tiziana Careddu ha voluto rendere nota la sua storia per abbattere il muro di omertà che ancora circonda un fenomeno troppo poco conosciuto. Dimostrando una maturità non comune, una notevole dose di coraggio e il talento di saper coniugare le facezie dell'età della spensieratezza con la forza d'animo di chi ha il sole in tasca.

Ordinaria eccellenza

"Ho sempre amato andare a scuola - dice - e lo studio non è mai stato un problema".

Dotata di versatilità, il suo rendimento è superlativo in tutte le discipline, pur manifestando una spiccata perspicacia nell'apprendimento delle materie scientifiche. Oltre la media del nove, c'è però molto altro. "Sono una persona simile a tante. Come tutti sono il portato di un vissuto intriso di esperienze ambivalenti. Per capire me stessa, cerco di comprendere gli altri".

Il disagio

Impresa ardua quando si tratta di afferrare il senso dei comportamenti di chi crede di essere forte perché al dialogo preferisce l'insulto. "A scuola ho avuto esperienze culturalmente esaltanti; umanamente però non sono stati periodi felici. Tuttora continuo ad avere modo di verificare quanto male possano fare le parole". La soggezione iniziò il primo anno delle superiori; quando la compagna di classe responsabile delle angherie cambiò istituto, Tiziana si illuse di riconquistare la serenità perduta. Non sapeva che sarebbero state molte le ragazze che l'avrebbero rimpiazzata. "Chi riversa le proprie frustrazioni sugli altri lo fa per celare le proprie incapacità. Qualcuno definirebbe queste mie compagne bulle, io preferisco il termine perdenti".

Gli auspici

Tiziana ora vuole coltivare i suoi sogni. Nonostante l'àstio di chi crede di dare un senso a una vita costellata di fallimenti perseguitandola, è ormai consapevole dei colori pastello che le illuminano il viso, donandole un sorriso raggiante.

"Mi sto preparando per il test di ammissione al corso di laurea in chimica e tecnologie farmaceutiche. Ho scoperto la mia vocazione: voglio allestire medicinali in laboratorio".

La preside e la mamma

La dirigente scolastica Carla Marchetti non rilascia dichiarazioni, eccezion fatta per un laconico memo: "Alla sottoscritta non consta che al liceo Satta siano mai avvenuti atti di bullismo".

Un'asserzione che però non trova d'accordo la madre di Tiziana, Maria Antonietta Meloni. "Le vicende - dice quest'ultima - sono a conoscenza degli organi collegiali scolastici, dei docenti e degli studenti. Mi sono impegnata da subito affinché si ponesse fine all'incresciosa situazione".

Tutto come prima

Non se ne sarebbe fatto nulla, cristallizzando così lo stato di disagio. "Oltre ai regolari incontri con gli insegnanti e la preside, in occasione dei consigli di classe (dei quali ho fatto parte per due anni in qualità di rappresentante dei genitori)", dice la madre, "fu consegnata alla dirigente la trascrizione cartacea dei duecentoquindici messaggi whatsapp contenenti minacce e offese inviati a Tiziana, quando frequentava il primo anno, da quattordici sue compagne di classe. Restò sbalordita, preannunciò sanzioni, ma non adottò alcun provvedimento". E ora condotte esecrabili continuano a essere ordinarie.

La vicenda non sembra chiudersi qui, ma è destinata a riservare ulteriori sviluppi.

Claudio Serpico

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