Un padre che rivive un dolore indicibile, momenti così tragici che è impossibile rimuovere.

Davanti al giudice monocratico Teresa Castagna è entrato nel vivo il processo per omicidio colposo a carico di Antonio Pireddu, il giovane di Orani che in seguito ad un'invasione di corsia con la sua Alfa andò ad impattare con la Renault Megane guidata dal suo compaesano Antonio Noli.

L'impatto tra le due auto fu devastante tanto che la piccola Sofia, appena 11 mesi, morì dopo due giorni di agonia all'ospedale San Francesco di Nuoro. Nell'udienza celebrata in mattinata anche il padre della bimba è stato chiamato a deporre raccontando così quella giornata del luglio di tre anni fa in cui una allegra gita in famiglia si è trasformata nella peggiore delle tragedia.

Di quella auto che all'improvviso li raggiunge e ferisce in maniera grave la moglie e figlia che viaggiavano sul sedile posteriore. Purtroppo per la bimba la situazione apparve subito disperata malgrado si trovasse nell'ovetto protettivo indicato per il trasporto anche in automobile.

In precedenza aveva deposto il medico legale Vindice Mingioni che ha sottolineato come nella sua relazione anche in seguito alla successiva autopsia la bimba avesse riportato diverse fratture. Insomma una situazione disperata a cui nemmeno l'intervento tempestivo dei medici riuscì a mitigare.

Non presente in aula l'imputato difeso dall'avvocato Francesco Carboni.

Pireddu all'inizio aveva negato di essere alla guida dell'auto, versione confermata anche dal padre, poi accompagnato dal suo legale, si è presentato dal magistrato per confessare che il giorno dell'incidente al volante della vettura c'era lui.
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