Non cessano le polemiche dopo la morte di Nanni Mereu, il 46enne deceduto per un arresto cardiaco ad Aritzo dopo aver trovato chiusa la Guardia medica locale.

Secondo chi ha assistito alla scena, i primi soccorsi sarebbero arrivati quasi mezz’ora dopo il malore da Sorgono con un’ambulanza con a bordo soli infermieri, che hanno fatto di tutto per strappare l’uomo alla morte. Ma ora l’Azienda Regionale per l’emergenza urgenza interviene con una nota, dove oltre ad esprimere «innanzitutto vicinanza e cordoglio alla famiglia della persona deceduta» fornisce la propria precisazione su quanto accaduto ad Aritzo.

Secondo il direttore Sanitario Areus, Stefano Sau, la Centrale del 118 ha inviato immediatamente i soccorsi e «sul posto, in 7 minuti dalla chiamata, è giunta l’ambulanza di base dotata di defibrillatore e personale addestrato alla rianimazione cardiorespiratoria». «Durante la rianimazione – continua Sau ripercorrendo quegli attimi – i soccorritori, in stretto in contatto con il Medico della Centrale Operativa 118, non hanno mai palesato un ritmo “defibrillabile”». «Nel frattempo sul posto è giunta anche l’India, l’Ambulanza con l’infermiere a bordo che ha proseguito le manovre salvavita e somministrato l’adrenalina come da protocollo e continuato con ben sei cicli di massaggio senza mai ripristino del ritmo sinusale e di polso e neppure delle funzioni vitali. Situazione che ha determinato la sospensione delle manovre da parte dell’equipe sanitaria e la constatazione del decesso dopo 40 minuti di rianimazione cardiopolmonare».

La Direzione Sanitaria di Areus ci tiene a precisare, inoltre, che «l’ambulanza infermieristica non rappresenta un “mezzo senza medico”, bensì un mezzo di soccorso avanzato, con personale altamente formato e costantemente collegato con la Centrale Operativa 118 e in grado di fornire tutte le necessarie terapie e i protocolli operativi consolidati per la gestione dell’arresto». L’infermiere dell’emergenza – precisa ancora Areus – «è infatti addestrato a gestire procedure di rianimazione, utilizzare il defibrillatore e somministrare farmaci in costante contatto con il Medico di Centrale Operativa 118, tutto ciò secondo standard clinici analoghi a quelli adottati nei principali Paesi europei».

«Non esiste un soccorso minore: ogni infermiere del 118 rappresenta un presidio di competenza e prontezza» puntualizza il Direttore Sanitario che ricorda che, in gran parte del mondo, il primo soccorso avanzato è affidato a paramedici o ambulanze infermieristiche, perché la vera differenza la fa la corretta attivazione della catena della sopravvivenza. «L’infermiere di emergenza è una figura chiave del nostro sistema e merita il massimo rispetto e fiducia» chiarisce il dott. Sau. «La vera differenza la fanno la rapidità dell’allerta, la prontezza dei cittadini e la disponibilità di defibrillatori diffusi sul territorio».

Anche l’intervento del singolo cittadino davanti a casi di arresto cardiaco può essere fondamentale. Areus precisa anche che proprio per questo sta promuovendo la diffusione capillare dei defibrillatori in tutto il territorio regionale, accessibili H24, sta investendo nella formazione di primi soccorritori e nella telemedicina di supporto, per garantire assistenza continua anche nelle zone più isolate della Sardegna, affinché ogni comunità possa diventare parte attiva nel salvare vite umane.

(Unioneonline)

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