Mesina, le legali chiedono le cartelle cliniche: rispettati i diritti del detenuto malato?
L’inizio di un’azione legale? «È presto per dirlo, un perito deve analizzare i documenti, poi serve il mandato della famiglia»Per restare aggiornato entra nel nostro canale Whatsapp
Le due legali di Graziano Mesina hanno richiesto tutta la documentazione clinica dell’ex primula rossa del banditismo sardo, morto lo scorso 12 aprile per un tumore nel reparto ospedaliero dell’ospedale San Paolo di Milano, neanche 24 ore dopo la sua scarcerazione per motivi di salute.
Potrebbe essere l’inizio di un’azione giudiziaria, l’obiettivo di Maria Luisa Vernier e Beatrice Goddi è verificare se siano stati rispettati i diritti del detenuto malato.
«Abbiamo richiesto la cartella al carcere di Opera, dove Mesina era ricoverato negli ultimi sei mesi nel centro clinico, e la documentazione sanitaria al San Paolo dal 14 febbraio 2025, giorno in cui è stato ricoverato per controlli, sino allo scorso fine settimana», spiega Maria Luisa Vernier.
Si tratta di un primo passo, precisano le legali. Prima di intraprendere un’azione giudiziale c’è bisogno del mandato dei parenti di Mesina, inoltre la documentazione dovrà essere analizzata da un perito.
Mesina era in carcere dal dicembre del 2021 per scontare 24 anni per associazione a delinquere finalizzata al traffico di droga, dopo avere passato un anno e mezzo in latitanza ed essere stato catturato a Desulo.
Era stato prima nel carcere nuorese di Badu 'e Carros, poi da due anni rinchiuso in quello milanese di Opera, ma già un anno dopo la sua reclusione aveva iniziato a stare male.
Sette le istanze di scarcerazione per motivi di salute presentate dalle due legali a partire da marzo 2023. Solo l’ultima è stata accolta, quando la malattia era giunta alla sua fase terminale, ma Mesina non è riuscito a tornare nella sua Orgosolo. È morto meno di 24 ore dopo la sua scarcerazione.
(Unioneonline)