Cinque sindaci abbandonano l'aula per protesta. All'Unione dei Comuni i dieci sindaci del Marghine, profondamente divisi, hanno imboccato una via senza uscita. La crisi politica, apertasi agli inizi di agosto, a questo punto appare irreversibile, tanto che l'ente rischia la paralisi.

Oggi pomeriggio, nell'assemblea convocata per l'approvazione di argomenti tecnici, che riguarda il Centro Antiviolenza e i bandi del Pnrr, si è consumato l'ennesimo contrasto, che ha visto schierati in fazioni opposte cinque sindaci contro cinque sindaci. Da una parte quelli di Macomer, Borore, Bolotana, Sindia e Dualchi, che chiedono la testa del presidente (il sindaco di Silanus, Gian Pietro Arca), i quali hanno abbandonato l'aula. Dall'altra il presidente, sindaco di Silanus, sostenuto dai sindaci di Bortigali, Lei (stasera assente), Birori e Noragugume.

Tore Ghisu, sindaco di Borore, parla per tutti i colleghi che chiedono le dimissioni di Arca, spiegandone le motivazioni: «Abbiamo abbandonato l'aula per protestare contro una situazione che espone l'ente alla paralisi. Nell'assemblea abbiamo fatto una dichiarazione iniziale, chiedendo al presidente Arca di fare un passo indietro e dimettersi, perché divisivo e non legittimato. Sta esponendo l'ente alla ingovernabilità. Per gli argomenti in discussione nessuna contrarietà, perché già discussi in precedenza e ampiamente condivisi. Non c'è sintesi unitaria».

A quel punto i cinque sindaci hanno abbandonato l'aula, lasciando le decisioni e l'approvazione degli argomenti all'ordine del giorno ai quattro sindaci rimasti, compreso il presidente Gian Pietro Arca. «Non intendo fare nessun passo indietro - dice il presidente - rimango al mio posto, convinto di aver agito sempre per tutelare gli interessi dell'Unione dei Comuni e dell'intero territorio». Dunque cinque sindaci contro cinque sindaci. Un braccio di ferro che espone l'Unione dei Comuni ad una crisi senza uscita e quindi alla paralisi. 

© Riproduzione riservata