«Il personale è umano, comprese le forze dell'ordine che presidiano il Cpr di Macomer». Sarebbero però le regole, imposte dall'alto, che mortificano gli ospiti del Cpr, dove sono iniziati i lavori per il raddoppio della struttura con l’obiettivo di ospitare i migranti irregolari che devono soggiornare per qualche mese a Macomer prima del rimpatrio, che passeranno dalle attuali 50 a 100 unità.

Dopo le proteste da parte dell'assemblea No Cpr Macomer, che definisce il Cpr una lager per migranti, dove non ci sarebbe umanità, arriva adesso una lettera scritta da un ex internato del Cpr, l'algerino Mustafa Sad, che pur denunciando le difficoltà a cui vanno incontro i migranti in quella struttura, difende a spada tratta l'atteggiamento del personale.

«Prima di tutto ringrazio per la vostra ospitalità – esordice Mustafà Sas nella lettera inviata alla struttura – il mio tempo che ho trascorso da voi, ho potuto notare la fatica degli operatori che vi lavorano che sono, per la verità, tutte delle belle persone, che faticano però per colpa del sistema e delle regole».

«Voi dovete però cercare di cambiare alcune regole che non hanno senso – prosegue – e soprattutto dovete ricordare che noi siamo dei richiedenti asilo e non gente da rinchiudere in un carcere di massima sicurezza, dove dentro si subiscono molti stress, io in prima persona. Non ho potuto avere a disposizione le mie piccole cose, quali una penna per sfogarmi scrivendo qualche lettera. Ho perso il senso dell’orario perché non posso avere il mio orologio. Sono cose importanti per chi deve stare la dentro».

«Per quanto mi riguarda – conclude Mustafà – da una parte sono molto contento di lasciare questo posto, dall'altra però mi dispiace lasciare tante belle persone che nel Cpr di Macomer vi lavorano».  

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