Gian Pietro Arca, sindaco di Silanus, rimane in sella quale presidente dell'Unione dei Comuni.

Al suo fianco, nella giunta esecutiva, gli stessi componenti che hanno aperto la crisi all'Unione dei Comuni, Tore Ghisu, sindaco di Borore, e Francesco Manconi, sindaco di Bolotana. Ma l'unione dei comuni non c'è. Non c'è l'unità, necessaria per poter portare avanti le istanze e affrontare i problemi.

Nell'intenso e aspro dibattito, che si è svolto senza nessuna esclusione di colpi, tutti hanno mantenuto e difeso a denti stretti la propria posizione. Posizioni che non sono mutate anche quando il sindaco di Borore, Tore Ghisu, ha chiesto a tutti una presa di coscienza collettiva, sostenuto dal sindaco di Sindia, Franco Scanu, da quello di Macomer, Riccardo Uda, e da quello di Bolotana, Francesco Manconi.

Alla fine si è proceduto col voto, a fronte del fatto che il presidente, Gian Pietro Arca, di dimettersi non ha avuto nessuna intenzione: «Non mi dimetto, se volete sfiduciatemi».

Si è andati al voto e l'esito è stato quello che è emerso nel corso del dibattito, dove sono volati anche gli stracci: cinque sindaci, (Gian Pietro Arca di Silanus, Francesco Caggiari di Bortigali, Rita Zaru di Noragugume, Silvia Cadeddu di Birori e Luigi Cadau di Lei), hanno confermato la fiducia ad Arca. Gli altri cinque, (Riccardo Uda di Macomer, Tore Ghisu di Borore, Franco Scanu di Sindia, Francesco Manconi di Bolotana e Nino Muroni di Dualchi), hanno votato per la sfiducia. Cinque a cinque e Gian Pietro Arca rimane in sella.

Unione dei Comuni, dove però l'unione non esiste. Si va avanti, ma divisi. Per quanto non si sa. Sarà difficile, infatti, digerire le accuse e le controaccuse, anche pesanti, scaturite nel corso dell'assemblea di stasera. Gian Pietro Arca dice: «Non intendevo e non intendo fare nessun passo indietro. Ho agito per tutelare gli interessi dell'Unione dei Comuni e del territorio».   

© Riproduzione riservata