Niente dialogo e sindaci sempre più divisi.

La situazione di instabilità politica all'Unione dei Comuni si sta ripercuotendo nell'intero territorio, con l'attività dell'organismo sovracomunale che rischia di rimanere ingessata chissà per quanto tempo. Cinque sindaci contro cinque sindaci. Metà col presidente Gian Pietro Arca (con lui quello di Bortigali, Birori, Noragugume e Lei), dall'altra parte, in maniera compatta, i sindaci di Macomer, Borore, Bolotana, Sindia e Dualchi, che chiedono l'azzeramento della giunta esecutiva. Fatto che non è stato possibile mettere in atto manco nell'ultima drammatica assemblea.

Non c'è nessuna possibilità di dialogo, ma regna la divisione più assoluta, con una frattura che appare insanabile. Gian Pietro Arca non intende fare nessun passo indietro. Anzi, sfida tutti a dimostrare dove ha sbagliato.

Ci prova il sindaco di Borore Tore Ghisu: «L'equilibrio si trova con la mediazione. Ora però non ci sono più le condizioni politiche per tenere in piedi l'attuale giunta». Dello stesso parere Franco Scanu, sindaco di Sindia: «Stiamo perdendo solo tempo. È stata scatenata una tempesta in un bicchiere d'acqua. Occorre trovare una soluzione e tutti, insieme, dobbiamo fare un passo indietro, ma non con soluzioni tampone». Silvia Cadeddu non ci sta: «Non mi sento di dare un giudizio negativo su quello che è stato fatto». Arca non ci sta e va avanti. Un braccio di ferro.

Anche il sindaco di Macomer, Riccardo Uda, non lascia spazio ad eventuali accordi. «Gian Pietro Arca si deve dimettere, perché ha attuato politiche di sviluppo inadeguate, che hanno rallentato la crescita di Macomer e dell'intero Marghine. Una esperienza fallimentare che è meglio non prosegua». Che fare? Nessuno lo sa. Tutti gli appelli alla mediazione e al dialogo sono caduti nel vuoto, mentre il territorio sta vivendo una delle crisi più difficili degli ultimi 50 anni.    

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