L'ex primula rossa Annino Mele, 66 anni, di Mamoiada, continuerà a scontare la pena del carcere a vita, legata ad un cumulo di condanne (omicidio e sequestri di persona) che avevano superato i cento anni di reclusione.

La Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso col quale aveva chiesto la sostituzione dell'ergastolo con la reclusione a trent'anni, limite ormai già superato quasi interamente in regime di alta sicurezza.

Il collegio della Settima sezione penale della Suprema Corte, presieduta dal giudice Toni Novik Adet, ha depositato la decisione giovedì sera.

Il detenuto - tra i più noti protagonisti del banditismo sardo, autore di libri sulla durezza del sistema carcerario italiano - aveva chiesto la sostituzione della condanna del "fine pena mai" ispirandosi ad alcuni principi espressi dalla Corte europea per i diritti dell'uomo con una sentenza del 2009 (Scoppola contro l'Italia).

Con la reintroduzione dell'abbreviato, gli imputati che in extremis avevano aderito al rito - anche se già a dibattimento - in molti casi si erano visti convertire l'ergastolo in una condanna a trent'anni, grazie allo sconto previsto dal nuovo codice.

"L'ammissione al giudizio abbreviato", scrivono i giudici della Cassazione, confermando la pronuncia della Corte d'Appello di Sassari del 2015, "non è mai avvenuta e Annino Mele risulta giudicato all'esito del rito ordinario sotto il vigore del codice precedente. Ciò esclude che egli possa beneficiare di possibili effetti sostanziali, dei quali invoca oggi l'applicazione". Attualmente è detenuto a Bollate.

Francesco Pinna

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