Arrivano a piccoli gruppi, grappoli di uomini e donne che escono da una notte costruita sui passi lenti, sotto un cielo stellato che in questa prima alba di maggio, impaziente sollecita i primi raggi di sole.

È la notte dei pellegrini che dalla chiesa del Rosario, nell'antico rione di Nuoro si recano al Santuario di San Francesco.

Maura Cavada e Ivan Mariane sono i priori chiamati a maggio del 2024 a organizzare la festa: accolgono i pellegrini come un dono di Dio. Avvertono il peso di una grande responsabilità e si commuovono abbracciandoli al loro arrivo.

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Mettono in pratica l'esempio del Santo di Assisi, a lui rivolgono le suppliche affinché li sostenga in questo percorso di accoglienza mai provato prima.

Offrono loro caffè e biscotti che dopo un cammino cosi lungo, ritemprano corpo e spirito. Ogni pellegrino porta con se il segreto del proprio percorso. Molti di loro in preghiera, alcuni per ritrovare se stessi, altri ancora per offrire al Santo della misericordia i dolori che lacerano il mondo. Luca è giovane, solitario, arriva fra i primi si inginocchia davanti al sagrato, sfinito mi dice dal cammino che non aveva mai fatto. Porta il peso di una richiesta lontana geograficamente da tutte le altre. Offre i suoi passi per i bambini trucidati dal un massacro infinito di Gaza.

Cita Dostoevskij in una domanda che rimane sospesa nell'aria tersa di quest'alba di maggio: «Come è possibile che sotto questo cielo così pieno di stelle possa vivere così tanta gente collerica!» 

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Altri pellegrini arrivano da Galtelli, Orosei, Dorgali, Mamoiada, convergono nel sagrato, accolti dal candore del Santuario rinnovato da poco, entrano all'interno della chiesa che reca le aggressioni del tempo non ancora restaurata e pregano. Una devozione che dura nel tempo e si tramanda di generazione in generazione. Arriva il gruppo del Cammino di Bonaria e con esso Zigo, Francesco Calledda con alle spalle oltre 330 km di cammino,lo dedica a Papa Francesco. Gianni viene da Desulo, non ha mai fatto il pellegrinaggio, alle spalle la scuola dei passi sul Gennargentu da bambino.

Il regista Salvatore Mereu arriva da Dorgali, è con sua madre. Ha fatto il cammino ben cinque volte, ha con San Francesco un rapporto di lunga durata, ci veniva da bambino con sua nonna, mi mostra la cumbissia che li ospitava. Ci torna tutte le volte che può per rinnovare una devozione mai sopita. Riemergono in lui ricordi d'infanzia, il volto si illumina con la luce del giorno che lentamente va spegnendo le stelle della notte.

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