«Il vero, enorme problema della sanità in Sardegna è la mancanza di personale. Medici e infermieri non ce ne sono più, in tre anni e mezzo abbiamo assunto quasi seimila persone, e per formarne di nuovi serve tempo. Noi continuiamo a pagare i disastri che ci ha lasciato in eredità la precedente Giunta. Protestano i sindacati, ma le cose che chiedono sono quelle che abbiamo già fatto o che stiamo facendo».

Il giorno dopo la grande manifestazione intitolata “Curiamo la Sardegna”, organizzata a Cagliari da Cgil, Cisl e Uil per chiedere il diritto alla salute molto spesso negato, parla l’assessore regionale alla Sanità Mario Nieddu.

Ottomila persone in piazza, un grido di dolore che non può essere ignorato.

«Le rivendicazioni sono giuste, per carità, ma dai sindacati ci aspettiamo anche più proposte concrete».

Sabato la gente è arrivata da ogni angolo dell’Isola, c’erano i comitati, le associazioni dei malati, i sindaci…

«Lo so bene, e hanno tutto il diritto di far sentire la loro voce, ci mancherebbe. Però nella piattaforma presentata dai sindacati non ci sono ulteriori proposte praticabili rispetto a quello che abbiamo già fatto o stiamo facendo».

Ad esempio?

«Centoquaranta concorsi, 200 procedure di selezione a tempo indeterminato cosa sono? Stiamo stabilizzando tutti i precari. Se non è un piano straordinario di assunzioni questo».

I concorsi non sono conclusi, le graduatorie sono in parte ferme.

«Di concorsi ne abbiamo concluso già settanta, e dalle graduatorie stanno chiamando».

Quanto personale avete assunto?

«In questi tre anni e mezzo quasi 6000 persone, di cui 1600 solo per il Covid. Altri strumenti noi non ne abbiamo. I sindacati dovrebbero darmi una mano nella vertenza col Governo».

Chiedono un tavolo di confronto, promesso e mai convocato.

«Io sono sempre stato disponibile al confronto e al dialogo con le organizzazioni sindacali, tavoli ne ho aperti tanti, ne ho anche prossimi già convocati».

Le liste d’attesa sono sempre infinite.

«Abbiamo dato 43 milioni di euro al pubblico per abbatterle, non ci sono riusciti. In più, la nostra norma che prevedeva di assegnare al privato convenzionato quello che non era riuscito a spendere il pubblico, è stata impugnata dal Governo».

Ha funzionato la sua decisione di bloccare l’intramoenia?

«No, non ha dato nessun risultato, ma non era un blocco indiscriminato, valeva solo per chi non era in regola. Il problema è che sull’abbattimento delle liste d’attesa incide il fatto che non ci sono medici a sufficienza, e quando sono pochi a dover garantire il funzionamento di un reparto, non hanno il tempo di fare altro. La specialistica è stata depotenziata da chi ci ha preceduto, hanno congelato il turn over per cinque anni. Adesso stiamo ricominciando a pubblicare le ore, il monte ore è stato portato da 700mila a 823mila».

Servono più medici negli ospedali.

«È vero, ma tra medici e infermieri abbiamo realmente assunto tutti quelli disponibili in Sardegna. Inoltre, quando facciamo i concorsi, i medici li utilizzano per farsi la mobilità, per lasciare posti periferici e andare a lavorare a Cagliari e a Sassari».

In molti paesi mancano i medici di base.

«Di recente abbiamo messo a bando 340 sedi, hanno risposto in 60. Cosa posso farci? E anche qui abbiamo dovuto recuperare il pregresso, era dal 2014 che non si assegnavano le sedi carenti».

Scarica ancora le responsabilità sulla Giunta precedente, in tre anni e mezzo potevate “rimediare”.

«Ma lo sa quanto ci vuole per fare un bando? I tempi sono lunghi, noi abbiamo recuperato tutti gli anni dal 2014 e bandito il 2018, 2019, 2020 e 2021. Ci siamo messi in pari. Io il mio dovere, che è quello di fare bandi e concorsi e stanziare risorse, l’ho fatto. Purtroppo non ci sono neppure medici di famiglia. Se non ci fosse questo problema della mancanza di medici, la sanità sarda non soffrirebbe. E non li possiamo creare dall’oggi al domani, per formarne nuovi ci vogliono dieci anni. E torniamo al discorso dell’eredità: se chi ci ha preceduto avesse fatto quello che ho fatto io, oggi non saremmo in questa situazione. Ricordo che ho trovato 29 borse di specializzazione, adesso sono 250».

Questione Microcitemico.

«Meramente organizzativa, di rapporti tra aziende, si può risolvere tranquillamente con una convenzione».

Lei non interviene?

«Sono intervenuto, e infatti l’assistenza è sempre stata garantita. Stiamo parlando di bambini, e la nostra attenzione è massima».

Gli atti aziendali in ritardo?

«Ora il ritardo è colmato, le Aziende hanno sessanta giorni dall’approvazione delle linee guida per presentare le bozze, ma le Aziende vanno avanti a prescindere. Non sono questi i problemi, ripeto, il vero dramma è la mancanza di personale, non abbiamo neppure il potere di spostarlo dove serve. Non posso obbligare nessuno ad andare dove non vuole».

E gli incentivi?

«Sono stanziati e li stiamo utilizzando, senza, sarebbero già franati un sacco di reparti. Stiamo convincendo i medici ad andare in certe strutture, ma non sono tanti. Adesso vediamo se questo nuovo governo ci ascolta».

Cosa chiederà al neo ministro Schillaci?

«Quello che chiedevo al ministro Speranza: poteri emergenziali per gestire il personale. Sabato in piazza è stata rivendicata la garanzia dell’articolo 32 della Costituzione, ebbene, lo faccio anch’io. La salute è un diritto al pari dell’istruzione, allora perché il personale della scuola viene mandato dove c’è necessità e con i medici non si può fare lo stesso? Porterò avanti questa battaglia, e mi farebbe piacere avere il sostegno dei sindacati, dei comitati e di tutti i sardi».

Cristina Cossu

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