I conti li farà la Corte, quella erariale. Del resto sono loro, i Giudici supremi del denaro pubblico, ad occuparsi con potere inquirente di sprechi e gestione degli enti pubblici, dal Governo agli assessorati regionali, dagli enti alle fondazioni. Mandato costituzionale senza confini, né settoriali, né territoriali. Licenza di indagare, valutare e condannare. Agiscono con meticolosa attenzione sulla regolarità delle procedure di spesa e soprattutto sulla loro congruità. Con gli sprechi non vanno d’accordo, li perseguono e molto spesso li condannano. La notizia è pubblica: la Corte dei Conti della Sardegna ha aperto un’inchiesta sui conti della Fondazione Mont’e Prama e della Manifestazione Archeologika 2022. Non una procedura qualunque visto che ad assumerne la titolarità è nientemeno che il Procuratore Regionale, Bruno Domenico Tridico.

Il caso Mont’e Prama

Non poteva sfuggire al vaglio della Magistratura erariale il caso Mont’e Prama con annessi e connessi, incarichi di consulenza, spese esorbitanti per cartone e noleggio di monitor, uffici stampa da mille e una notte, marketing e servizi pubblicitari. Il tutto con il sito archeologico nel Sinis drammaticamente abbandonato, con gli scavi fermi alla notte dei tempi, da quando l’ultima cooperativa rossa si era impunemente affacciata nella Collina dei Giganti a colpi di ruspa. Non potranno scavare tra le vigne, ma di certo i Giudici della Corte dei Conti lo faranno su quegli atti che inchiodano cifre e pagamenti, affidamenti senza gara, con una selezione di società affidatarie tutta da spiegare. Un’inchiesta, quella dell’Unione Sarda, che aveva scoperchiato non solo le spese ciclopiche di una manifestazione, Archeologika 2022 e della Fondazione Mont’e Prama, ma che aveva fatto emergere un vero e proprio sistema di società che ruotano nel settore del turismo, della cultura e della comunicazione. Sempre le stesse, con affidamenti sempre diretti, sempre con cifre sopra le righe.

Intrecci & incastri

A questo si aggiungono incastri societari decodificati dalla nostra inchiesta con incroci azionari tra Pisa e Cagliari, quasi che gli affidamenti non riguardassero singoli soggetti in ordine sparso, ma vere e proprie holding destinatarie di cifre stratosferiche, tutte da consumare in maniera fulminea, in poche ore o pochi giorni. Il “casus belli”, capace di far indignare centinaia di cooperative archeologiche e culturali che operano sotto costo nei siti archeologici dell’Isola, era stata la due/tre giorni di Archeologika. Un’organizzazione affidata dalla Regione alla Fondazione Mont’e Prama. Nonostante la Collina dei Giganti fosse ormai da anni totalmente abbandonata, la Fondazione non ha trovato di meglio da fare che ergersi ad organizzatrice di eventi, senza risparmio e a caro prezzo. Nell’inchiesta dei Giudici contabili finiranno di certo i documenti ufficiali e gli atti deliberativi. Ci sarà da spiegare come sia stato possibile comprare 167 mila euro di cartone per allestire nuraghi senza nemmeno la dignità della carta pesta, come noleggiare per due giorni monitor per 69 mila euro, oppure affidare incarichi di consulenza e direzione lavori per centinaia di migliaia di euro, o pagare un ufficio stampa a prezzi da mille e una notte, con 15 mila euro al giorno per tre giorni, tutti da spiegare, visto che i comunicati stampa si contano sulle dita di una mano. La bellezza di un milione di euro spesi come un fiume in piena in appena tre giorni, ogni giorno 335 mila euro, roba da far invidia ai mondiali del Qatar.

Voragine nascosta

Tutto facilmente documentabile con carte ufficiali. In questa vicenda, però, c’è di più. Molto di più. Negli uffici riservati del palazzo si cela, infatti, una “voragine economica-finanziaria” che doveva restare “privata”, nascosta ai più.

La domanda

Nei meandri “secretati” dei rapporti tra viale Trento e la Fondazione dei Giganti, si cela, infatti, una confessione messa nero su bianco che doveva restare segreta nelle carte interne. È qui che emerge un quesito che mette spalle al muro tutti, a partire dalla Fondazione Mont’e Prama: «ma da dove saltano fuori queste cifre? Perché non sono state dettagliate?». La domanda fulminante è del Direttore generale dell’Assessorato regionale del Turismo, messa nero su bianco nelle missive interne che raccontano la tumultuosa riunione del 30 maggio del 2022 per l’organizzazione di Archeologika 2022. Il numero uno del dicastero regionale, di quelle somme che lievitano a dismisura, non sa niente. Vede spuntare cifre esorbitanti rispetto a quelle pianificate e fa calare sui presenti la domanda fatidica: chi vi ha autorizzato? Passano nemmeno 24 ore e la Fondazione di Mont’e Prama vuota il sacco e risponde a muso duro al direttore dell’assessorato al Turismo. La lettera, infilata negli atti segreti del procedimento, di cui siamo in possesso, apre uno squarcio incredibile sulla vicenda, con tanto di scaricabarile verso l’assessorato su quelle spese che di punto in bianco sono più che raddoppiate, senza alcuna ragionevole motivazione.

La confessione

Scrive la Fondazione: « …le mutate necessità in materia di fabbisogno complessivo, originano “ESCLUSIVAMENTE” (in maiuscolo e grassetto) da richiesta che l’Assessorato stesso ha presentato al progettista incaricato della Fondazione Mont’e Prama, specificamente nel corso di un sopralluogo presso la Passeggiata Coperta, al quale il sottoscritto ( il presidente della Fondazione che scrive) non era presente, il giorno 16 febbraio 2022 e, sempre mia assenza, nel corso della borsa internazionale turismo di Milano». C’è di più e di peggio nella comunicazione che pubblichiamo: «Richieste che, nel dettaglio, hanno riguardato gli allestimenti, le dotazioni tecnologiche, il numero degli stand e altre questioni - come un servizio catering a favore di espositori e ospiti - che non sono state previste dalla convenzione». Responsabilità tutte scaricate contro l’assessorato, che nella missiva non viene mai identificato in una figura precisa. Di certo la sequenza è in crescendo. La confessione si fa cruenta.

Il raddoppio

Scrive la Fondazione: «Va da sé che l’aumento riguarda in via esclusiva l’azione B, in cui i costi sono - a seguito delle richieste dell’Assessorato - sensibilmente lievitati rispetto ai 417.710 euro più Iva inizialmente previsti, arrivando alla cifra di 895.200 più Iva». Tutto molto più che raddoppiato. Una differenza di quasi mezzo milione di euro per una manifestazione di due/tre giorni. La missiva in nostro possesso conclude: «Pertanto, allo stato attuale, gli elaborati consegnati dal Progettista da noi incaricato risultano difformi dall’affidamento effettuato con determina numero 4 del 18.02. 2022 e del contratto numero 2 del 17.03.2022. Di conseguenza gli stessi non possono essere accolti e approvati». Dopo la bocciatura di quei progetti con le somme più che raddoppiate, però, qualcosa succede. Fondazione e Regione di punto in bianco, infatti, decidono di spendere il doppio delle somme con tanto di delibere per oltre un milione di euro per quella fiera di due giorni, se si esclude l’inaugurazione.

Mezzo milioni di monitor

Restano i misteri del raddoppio delle spese, ma emerge in tutta la sua evidenza un sistema ben più ampio: trattative dirette e private a decine in tutta la Sardegna, con gli stessi metodi e con le stesse società. Cambiano i soggetti attuatori, si passa dalla Fondazione Mont’e Prama e si arriva al Consorzio industriale di Olbia, dai viaggi-vacanza a Doha e a New York per far finta di onorare Grazia Deledda, con incarichi anche in quel caso alle stesse società. Un meccanismo consolidato e radicato. Milioni di euro sfuggiti alle gare d’appalto, affidati alle stesse società, dal cartone d’oro ai monitor di platino, dagli uffici stampa da “Qatar football” ai produttori di video da “Via col vento”. Basti pensare che agli atti della Ragioneria generale della Regione ci sarebbero 37 mandati di pagamento per la copisteria di Genneruxi che noleggia monitor. Per 8 mesi nel 2021 sarebbero stati pagati, dai documenti in nostro possesso, ben 541 mila euro complessivi. Cifre da far rabbrividire.

Consulente orticola

Ultimo dettaglio su questa storia tutta da Corte dei Conti e non solo. La Fondazione Mont’e Prama per la sua contabilità si è affidata ad una consulente, forse non per caso, nata a Tresnuraghes e residente in piazza Sant’Antonio a Macomer. Nonostante quattro conti in croce per il bilancio della Fondazione i compensi sono importanti. Per due annualità, 2023/24, la Fondazione le affida un incarico, sempre a trattativa diretta, di 52 mila euro. Nell’atto deliberativo risulta la partita Iva per la liquidazione della fattura. Peccato che alla Camera di Commercio quella partita Iva non risulti di un’attività da commercialista. Nella visura camerale risulta coltivazione di ortaggi, meloni, radici e tuberi (patate), per proseguire, poi, con la coltivazione di frutti oleosi, vitivicoltura, frutticoltura e orticoltura. Insomma, non proprio attinente ai conti dei Giganti di Mont’e Prama.

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