Morto e sepolto. Come solo i segreti di Mosca possono nascondere. L’ultimo eterno riposo è vietato agli occhi indiscreti. L’unica immagine sfuggita al severo controllo della censura del Cremlino è un tappeto di petali bianchi e tre mazzi di rose riversi sulla terra rossastra di un anonimo cimitero di San Pietroburgo. L’immagine del defunto è posata sul bordo estremo di una lapide che non c’è. La croce in legno chiaro è provvisoria, ma rischia di restare così perenne.

Qui giace

Qui giace Dmitry Goloshchapov, 29 anni, figlio di uno dei potenti del cerchio magico dello zar di Russia. Il padre non è uno qualsiasi, ma il solo che poteva mettere le mani addosso a Vladimir Putin, l’unico depositario dei segreti più intimi dei caveau della Piazza Rossa. Dmitry, figlio di Konstantin Goloshchapov, è ad oggi, nonostante il suo decesso tenuto segreto per mesi, il solo e unico proprietario di uno dei simboli più riconoscibili della Cagliari turistica, quell’Hotel Mediterraneo, proteso verso la darsena di Su Siccu, protetto alle spalle dalla Basilica di Bonaria. Nessuno, però, in questa terra sarda, sogno inconfessabile degli uomini più ristretti del capo del Cremlino, ha mai saputo di quella morte, tanto improvvisa quanto misteriosa, che sta scatenando una delle più imponenti caccia all’uomo in mezzo mondo.

Omicidio di Stato?

Del resto non è una novità, quando si muore da figli di oligarchi in Russia a 29 anni, è difficile pensare al segno del destino. E, tantomeno, può essere annoverato tra gli obblighi "celesti” quello che ha imposto al padre del giovane proprietario dell’hotel cagliaritano di levare le cime come un fulmine e scappare, senza perdere tempo, dalla Russia del suo “venerato” Zar. Konstantin Goloshchapov, uno degli uomini più influenti e misteriosi del palazzo del potere, un po’ massaggiatore, un pò santone, molto oligarca, è oggi il ricercato numero uno dai potenti servizi segreti di Mosca.

Padre erede

È lui, in linea ereditaria diretta, il nuovo proprietario di quel rudere che tra viale Colombo e viale Diaz, posizionato come un’icona nella porta della Cagliari sportiva. Ora, però, tutto si fa molto più complicato e pericoloso. Ora che il giovane Dmitry è morto in circostante molto più che sospette, sarà praticamente impossibile per il padre dar corso anche alle sole pratiche di successione. Anche un semplice accenno ad una procedura di sostituzione potrebbe far trasparire una potenziale reperibilità di colui che il sistema Putin considera un vero e proprio latitante internazionale. Per tutti, quel bene di viale Diaz a Cagliari, intestato al figlio, appariva come un evidente intestazione fittizia per continuare a gestire nel relativo silenzio quel patrimonio che il massaggiatore di Putin stava accumulando in giro per il mondo a partire dall’Italia, e la Sardegna in particolar modo. Il decesso del giovane, secondo fonti d’inchiesta russe, sarebbe avvenuto tre giorni dopo una violenta perquisizione dell’abitazione del padre, da tutti considerato un intoccabile, ma, evidentemente, finito nelle maglie nere proprio del “suo” zar. Dopo nemmeno 72 ore dalla morte improvvisa del figlio, l’oligarca russo Konstantin Goloshchapov, 67 anni, da sempre il più intimo uomo di Putin, non ci ha pensato su due volte. La sua fuga era già stata calcolata e pianificata in ogni dettaglio, compresa la strada per il clamoroso espatrio.

L’ultima soffiata

La fine dell’idillio con lo zar di Mosca ha le ruote della potente Bmw che fu di Dmitry. La corsa, non intercettata, ha un obiettivo inconfessabile: il confine tra la Russia e la Bielorussia. La soffiata era stata sussurrata a denti stretti, ultimo gesto dei servizi segreti verso uno dei potenti del Cremlino costretto a scappare: i suoi affari, nei caveau di casa e uffici, stavano per essere perquisiti. L'accusa, per un fedelissimo, è la più ignobile: appropriazione indebita. Finiti di botto i tempi di un Goloshchapov soprannominato "Padre Padre", capace di invocare come nessuno i sacri testi ovunque. La definizione di “vero patriota della Russia” gli stava decisamente stretta e con influenze e denaro si era conquistato passaporto greco e croato, con immense proprietà immobiliari di prestigio in Italia, Croazia e Finlandia.

Testimone di misteri

Vistosi braccato non ha fatto altro che lasciare i confini e gettarsi a capofitto in una fuga che si annuncia tumultuosa e imprevedibile vista l’allerta che al Cremlino segnalano come la più imponente, proprio perché Kostantin è il depositario senza eguali dei segreti personali di Putin, dalla salute alle debolezze umane, sino agli intrecci economico-finanziari consumati nelle stanze buie del Cremlino. Il proprietario erede dell’hotel Mediterraneo, del resto, non era certamente solo quella sorta di “guru” ortodosso tutto casa e chiesa. Un piano “divino”, che voleva spacciare come autentico, fatto di preghiere e donazioni, che gestiva in prima persona: il punto d’incontro tra gli affari di Putin e i rapporti con il patriarca Kirill. In realtà, insieme alle divinatorie professioni, Goloshchapov aveva messo in piedi un vero e proprio sistema parallelo con imponenti partecipazioni di investimento nelle società idriche ed elettriche di San Pietroburgo, Vodokanal e Lenenergo. Sotto attacco ora c’è proprio questo imponente sistema economico-umano legato al “massaggiatore” di Putin.

40 anni di segreti

Sullo sfondo c’è la storia personale e umana tutta ancora da scoprire, visto che tra i due, lo zar di Russia e Goloshchapov, ci sono almeno 40 anni di strettissime frequentazioni, tutte intrecciate con i due fratelli Arkady e Boris Rotenberg, anche loro citati nell’operazione sardo-cagliaritana con il coinvolgimento in acquisti e partecipazioni occulte e cifrate, a partire proprio dal Mediterraneo di Cagliari. Quello che ha messo in allerta i servizi dell’intelligence di Mosca è, dunque, molto più che una fuga di un’oligarca. Si tratta di un vero e proprio caso internazionale, con la Sardegna coinvolta negli affari russo-sardi. È considerato dai servizi segreti il più pericoloso varco umano nell’intimità di Putin, roba ghiotta per gli 007 di mezzo mondo.

Dal massaggio al potere

Non è bastato a Goloshchapov, in gioventù, aver salvato Putin da un grave infortunio alla schiena consumato sul tappeto di judo, utilizzando metodi innovativi di massaggio. Il massaggiatore dello zar, dopo quella storia, aveva scalato le vette del Cremlino, sino a segnalare non meno di 500 alti funzionari di Stato permeando l’amministrazione russa di un esercito di suoi fedelissimi. Putin si fidava a tal punto da affidargli anima e corpo, dal massaggio del fisico a quello della mente.

I potenti di Athos

Un legame che sembrava indissolubile viste anche le pesanti influenze di Kostantin nella chiesa ortodossa, che lo hanno portato a far nascere la fondazione “Russian Athos Society”, dal nome del monte dove ha sede l’enclave statuale indipendente dell’ortodossia russa in terra greca. I potenti di Russia sono tutti lì: tra i 12 fondatori, come gli apostoli, c'era il ministro della Difesa russo Sergei Shoigu e un gruppo di altri compari diretti di Putin. Un flusso di denaro infinito che porterà Putin ad apporre il suo sigillo all’iniziativa, con tanto di cerimonia sulle vette greche alla presenza del patriarca Kerill in persona. Il Mediterraneo, l’hotel quattro stelle di Cagliari, alle pendici di Bonaria, ora è un rudere. Lo resterà a lungo, forse per sempre. Il legittimo proprietario, secondo le visure e gli atti notarili è solo uno: Dmitry Goloshchapov, all’anagrafe di San Pietroburgo è registrato come defunto, dichiarato morto per i media russi il 12 novembre del 2022. Il legittimo erede, il padre Konstantin, è in fuga da Putin. Non si fa trovare, ma se lo trovano gli uomini dei servizi segreti dello Zar di Russia non avrà il tempo per occuparsi del Mediterraneo di Cagliari.

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