Dopo quasi due anni di indagini i carabinieri sono riusciti a catturare uno dei malviventi che nel febbraio 2019 tentarono di mettere a segno un'efferata rapina ai danni di una famiglia di Serramanna.

Si tratta di un 36enne nuorese, incastrato dall'esame del dna.

L'uomo si presentò in una villetta alle porte del paese assieme ad alcuni complici, tutti con il volto quasi nascosto da cappelli e sciarpe una pettorina con la scritta Polizia.

La famiglia che abitava nella villa era fuori per la cerimonia di battesimo del figlioletto, ma al ritorno i due genitori si trovarono di fronte la banda, decisa a farsi aprire per fare razzia. Facilmente immaginabile la paura che li atterrì.

A quel punto, però, il proprietario provò a reagire e ne nacque una colluttazione, nel corso della quale venne ripetutamente colpito, anche - questa la sua versione - con il calcio di una pistola. L'uomo riuscì comunque a scappare nelle campagne, a bordo di un trattore, ma i banditi continuarono a inseguirlo con la loro auto, una Panda.

L'uomo alla guida del trattore, per nulla rassegnato a soccombere, decise allora di colpire con la benna del mezzo agricolo l'auto, tentativo tanto disperato quanto efficace: la vettura rimase infatti danneggiata e i banditi, spaventati, si diedero alla definitiva fuga, abbandonando tutte le loro cose.

Poi l'allarme e l'arrivo dei carabinieri, compresi quelli del Ris, che diedero il via alle indagini, dopo aver analizzato accuratamente l'auto abbandonata.

Proprio all'interno della macchina venne isolata la traccia di dna che ha portato al 36enne arrestato, già noto alle forze dell'ordine.

Nella sua abitazione gli uomini dell'Arma hanno trovato 6.600 euro in contanti, 5 ordigni esplosivi con polvere da sparo e alcune cartucce di fucile calibro 12.

L'uomo è così finito in carcere, ma le indagini proseguono per risalire agli malviventi entrati in azione con lui.

(Unioneonline/l.f.)
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