Il “pennello” è un trattore, la tela un terreno di campagna e l’opera una grande scritta: “Vagina”. 

Non è un geoglifo di Nazca ma una provocazione a San Gavino quella dell’artista Amadama, che nei giorni scorsi ha tracciato il messaggio in un campo. Il titolo è “Unknown”.

“Installazione”, viene definita in una nota che accompagna video e immagini realizzate nell’agro del paese del Medio Campidano.  

“Il paradossale e provocatorio intento è evidente”, è spiegato, “parola internazionale, utilizzata in più di 50 lingue nel mondo, la vagina è ancora oggi un tabù. Persino le donne faticano ad utilizzare la parola e scelgono sinonimi, vezzeggiativi, espressioni delicate o colorite”. 

Per Amadama “il campo diventa parte dell’opera, luogo all’attenzione del mondo dell’arte. La scritta mira ad una valorizzazione della forza generatrice della terra non coltivata. Il terreno agricolo vessato dalla siccità causata dall’incuria delle reti idriche italiane ed europee rilancia un messaggio al diritto materno della terra che chiede la possibilità di compiere il suo ruolo naturale”.

C’è anche l’accostamento sineddotico: “Il campo sta alla terra come la vagina sta alla madre, creando un urlo al cielo della madre terra, calpestata, metaforicamente e non, dall’uomo”. 

Amadama non è nuovo a provocazioni: si definisce “un artista che ama reinventarsi negli stili e nel linguaggio (passando dalla street art, alla grafica fino al design e alla musica), creando sempre un dialogo polemico e stimolante con il pubblico.

La grande scritta non è permanente. A cancellarla ci penseranno vento e pioggia. Ma la traccia resterà: “Le viene incontro la tecnologia che riprendendola con droni, foto, video la rende potenzialmente eterna”, sottolinea l’autore. 

(Unioneonline/EF)

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