«Sono tornata a casa con il dolore di vedere il patriarcato sempre più vivo e forte, sempre più deciso a non smuoversi dal suo trono». Sono parole tra il rabbioso e l’amareggiato quelle affidate ai social da Vanessa Aroff Podda, scrittrice, attrice e regista teatrale. Pensieri scritti all’indomani di una festa nel suo paese, Lunamatrona, nati a causa di un episodio becero: la musica era stata spenta da poco, lei era alla cassa, nello spazio dell’ex cinema Tre campane, quando due giovani di circa 30 anni, ubriachi, le hanno proposto di fare sesso spinto a pagamento. Usando termini volgari.  

«Noi che siamo cresciute nei paesi sappiamo bene che quando il livello alcolico sale», è la premessa, «non è sempre sicurissimo stare, perché i maschi degenerano. E se prima il privilegio maschile è nascosto da una nebbia artefatta di calma apparente, dopo, le maschere cadono e la misoginia, la cultura predatoria e dello stupro divampa senza censura».

Poi il racconto dell’episodio, con la proposta oscena e volgare. E la rabbia: «Se due ragazzi di 30 anni si permettono di rivolgersi in questo modo significa che si sentono in diritto di poterlo fare», è la tesi di Podda, «si sentono difesi dalla società a cui appartengono (che farebbe passare la cosa come un atto di goliardia, di burla da ubriachi). I figli rispettabili, quelli ben vestiti, i famosi bravi ragazzi». 

Un’esperienza purtroppo non nuova, quella che risale a due giorni fa: «Come tutte le donne e le persone non conformi alle logiche patriarcali, da quando ero bambina a oggi», racconta, «ho subito molestie, abusi, offese, critiche, sul mio corpo, sulla mia sessualità, sulla libertà di gestire il mio corpo come e quando ritengo giusto io.»
Podda è convinta: «Il corpo femminile è il più grande terreno di battaglia che ci sia, perché è proprio la sessualità a essere messa in discussione. Se è praticata per far provare piacere al maschio, quando e come dice lui, allora va bene, ma nel momento in cui è praticata come atto di autodeterminazione del proprio piacere non va più bene».

Segue un appello, rivolto alle compaesane: «Ragazze e persone non conformi del paese mio, alzate la voce, usate le mani, coalizzatevi, scrivetemi se vi succede qualcosa, uniamoci. Non lasciamo che queste cose passino in sordina, non sono scherzi, non è un gioco se si diverte solo una parte».

(Unioneonline/E.Fr.)

© Riproduzione riservata