"Prima di salire lassù, ho coronato il sogno della mia vita: sono tornato sui banchi di scuola. Ora spero di arrivare sino all'università".

Salvatore Piredda, per gli amici "Felicino", 98 anni compiuti a luglio, frequenta la terza media, all'Istituto comprensivo di Arbus. Ogni mattina si fa la barba, indossa la camicia. Poi zaino in spalla, berretto in testa, accompagnato dalla figlia Sandra, raggiunge i suoi compagni di classe che hanno 13 anni.

"La mia è la storia della rivincita su mio padre che 90 anni fa mi disse: a scuola non ci fai nulla, resta qui a lavorare". Ci pensa un attimo, si commuove: "Non è un rimprovero, a quei tempi era la risposta ai sacrifici per un tozzo di pane".

Dopo l'abbandono forzato della scuola e una vita intera passata nei campi, oggi è l'alunno più anziano e il più entusiasta. "Tornare sui banchi è stato bellissimo. In classe sto bene. Il tempo passa in fretta. I miei compagni sono fantastici. La vista non mi aiuta tanto, ma tutti si danno da fare per aiutarmi. Chi dice che i ragazzi di oggi sono egoisti, non li conosce: sono semplicemente figli di questa società. Più sto con loro, più mi sembra di essere un giovincello. Dimentico il passato e ricomincio daccapo. Voglio recuperare il tempo perduto".

"Ho tre figli, nipoti e pronipoti, ma da quando è morta mia moglie, mi sento un po' solo. E quale posto migliore per passare il poco tempo che mi resta su questa terra se non i banchi di scuola?". Non si stanca di ripetere: "Sono uno scolaro cresciuto e sino al giorno in cui il buon Dio mi lascia su questa terra, avrò tanto da imparare". Ha deciso: "Dopo la licenza media, c'è il liceo che mi aspetta. Poi si vedrà".
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