Un muro infinito di pale giganti s’infrange sullo skyline delle vette del “Paese d’ombre”. Dal Monte Linas il paesaggio è spettrale. La vallata, verso Guspini, Gonnosfanadiga, San Gavino e Villacidro è infilzata ovunque, come se i signori del vento avessero prescelto la terra delle arance, delle pesche e degli ulivi per disseminare in terra sarda i loro sterminati affari. Eppure nel celebre romanzo di Giuseppe Dessì si narra delle gesta coraggiose delle genti di Villacidro in difesa delle terre comuni. Sembra passata un’eternità dal racconto del “Paese d’Ombre”. Qui, da anni, chiunque arrivi, è autorizzato a far quel che vuole di terreni ricchi e rigogliosi, di paesaggi e orizzonti. Il fronte di queste pale eoliche, gigantesche, ma non quanto quelle previste nei nuovi progetti, è sterminato. Invasive, impattanti, simbolo di una terra abbandonata ad un Far West sconfinato dove chiunque, ben ammanigliato con potere e affari, può far quel che vuole. Di questo passo le ciminiere della petrolchimica di Stato, finita gambe all’aria negli anni ’90, saranno cancellate anche come archeologia industriale. Lo sguardo su questo territorio sarà oltraggiato come non mai dagli affari del vento, dove le fertili terre di una agricoltura florida e protagonista vengono negoziate in cambio di quattro soldi al cospetto dei miliardi che incassano le lobby del vento.

La scalata eolica

Abbiamo appena iniziato a raccontare del nuovo assalto delle multinazionali, a partire dai signori di Sorgenia, alle terre del Campidano, che i totalizzatori delle pale lanciano l’ennesimo assalto, contestuale, ancora più invasivo e senza scrupoli su due nuovi fronti d’attacco. La mappa aggiornata, come l’avanzata russa nel Donbass, segna la presentazione di due nuovi progetti di occupazione eolica, uno sul versante tra Serramanna, Villacidro e Villasor e l’altro tra Samatzai e Guasila. Quella che emerge dalle carte in nostro possesso è una vera e propria strategia per mettere le mani sul vento, e il sole, del Campidano. Società fotocopia, numerate come se lo scacchiere dovesse avanzare senza una fine. Dopo il progetto del parco eolico tra Serrenti e Samassi della potente Sorgenia, la società che fu di Carlo De Benedetti, finita nelle mani di F2i, il fondo che vorrebbe monopolizzare e privatizzare gli aeroporti sardi, adesso spunta una nuova compagine per molti versi sconosciuta, la “Gr Value”, declinata in decine di società a responsabilità limitata, tra cui quelle protese a sbancare le terre agricole del granaio d’Italia. Di certo ci sono due nuovi progetti per i quali sono stati appena depositati gli ultimi documenti per le valutazioni ambientali della Regione. A differenza dell’assalto di “Sorgenia” che ha presentato il progetto al Ministero della Transizione Ecologica i signori di “Gr Value” hanno preferito la strada di viale Trento, quella dell’assessorato regionale dell’Ambiente. Ovviamente non si tratta di una scelta di simpatia. Il piano di Sorgenia prevede l’installazione di 11 pale da 6 megawatt ciascuna, ovvero 66 megawatt di potenza complessiva. Un quantitativo che per legge impone l’esame del progetto con la procedura di Valutazione d’impatto ambientale di competenza nazionale. Sotto i trenta megawatt, invece, si può far ricorso alle procedure di valutazione della Regione. Non è un caso che i due progetti appena presentati siano, guarda caso, di 29,4 megawatt, poco al di sotto della potenza massima prevista per l’istruttoria regionale, in teoria ritenuta, quindi, più agevole. Chi ha studiato l’operazione, però, non è un dilettante, anzi.

Il gotha delle pale

La compagine societaria che ha presentato i due nuovi progetti ha nomi che insieme al curriculum vitae fanno riflettere e non poco sulla potenza di fuoco messa in campo per scardinare a suon di pale eoliche e pannelli fotovoltaici l’intero Campidano. La società capofila dell’operazione sardo campidanese, quella che ha sempre la maggioranza del 100% delle azioni o quasi, la “Gr Value”, è guidata da un personaggio, Giuseppe Gatti, che per trent’anni è stato nientemeno che Direttore Generale delle Fonti di Energia al Ministero dell’Industria, ma anche amministratore delegato di Ansaldo Industria, Presidente di ERG Power & Gas e soprattutto Presidente di Tirreno Power, società attualmente partecipata al 50% da Sorgenia e dunque dalla stessa F2i. Lo sbarco nelle terre del “Paese d’ombre” avviene con un altro consigliere d’amministrazione apparentemente lontano mille miglia dagli affari del vento e dal sole. Nel gotha della “Gr Value”, la società che guida le nuove scalate al vento del Campidano, compare, infatti, Carlo Alfiero, già Vice Comandante Generale dell’Arma dei Carabinieri, prefetto di Viterbo e Commissario per l’emergenza ambientale in Calabria e per l’emergenza rifiuti in Campania. Gli atti societari in nostro possesso aggiungono un tassello: l’azionista di riferimento è un certo Franco Bogoni, lo stesso che ha ceduto gli assets fotovoltaici ed eolici a Next Energy e, ancora una volta, a F2i. Tutti elementi di un puzzle che sta mettendo sotto attacco un territorio circondato da società che hanno un solo obiettivo: incassare centinaia di milioni di euro di incentivi, fregandosene degli impatti paesaggistici, ricadute occupazionali e di produzione energetica. In campo ora, dunque, ci sono anche i nuovi progetti eolici per i quali è scattata, almeno per uno, la pubblicazione lo stesso giorno di quello di Sorgenia, l’otto di giugno. I nomi scelti per i nuovi parchi eolici sono tra i più improbabili, “Ermosura”, destinato a piazzare le pale tra Serramanna, Villasor e Villacidro e “Geniosu” con gli aerogeneratori infilzati tra Guasila e Samatzai.

Paradisi & affari

Nel crocevia de S’acqua Cotta, verso Villacidro, sono ripartite terre comunali e confini. La società che nominalmente si fa carico del progetto è la “GRVDEP Energia s.r.l.”, con sede a Milano, sempre in via Durini, come tutte le altre della stessa galassia. In questa compagine che mira a costruire il parco eolico “Ermorusa”, sette pale da 180 metri, da sommare alle altre, fa parte, però, anche un socio celato nell’ombra dei paradisi fiscali “europei”. Il 49% della società, infatti, è nelle mani di “Fontavis Forte Hydro S.A’ R.L.”, una società con sede al numero 40 della Avenue Monterey in Lussemburgo. Un dettaglio: scissioni e nuove società sono avvenute appena sei mesi fa con atto notarile del 15 novembre del 2021. Il progetto di Guasila e Samatzai, uguale all’altro, è marchiato “Grv Wind Sardegna 4 s.r.l.”, una delle tante scatole cinesi dell’infinita costellazione che ha preso di mira il Campidano a colpi di pale eoliche tra i 206 e i 180 metri di altezza.

Vento & fumo

Ultima annotazione: anche i progetti di “GR Value”, come quello di “Sorgenia”, giustificano l’invasione eolica con una motivazione che lascia quantomeno interdetti. Immaginando una Sardegna dedita alle favole, e ipotizzando i sardi con l’anello al naso, i signori del vento affermano: «Una possibilità occupazionale per l’area in cui è realizzato il parco eolico è rappresentata dall’aspetto turistico-culturale indotto dalla presenza del parco. Gli impianti che usano fonti rinnovabili costituiscono una vera e propria attrazione turistica in quanto forniscono una dimostrazione “dal vero” dello sfruttamento dell’energia pulita. In definitiva, l’inserimento di impianti eolici all’interno di percorsi turistico – culturali contribuisce a vivacizzare l’economia locale». Dopo i signori del vento, ci mancavano i venditori di fumo, a buon mercato.

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