I growshop spuntano come funghi in tutti gli angoli delle città italiane. Sull'insegna hanno spesso ben visibile una foglia di marijuana: vendono cosmetici, olio, biscotti, grissini, dolci, e altri prodotti alimentari, tutti rigorosamente a base di canapa.

E non solo, si vendono anche le infiorescenze, ossia vere e proprie bustine di marijuana legale, simili a quelle che si acquistano dal pusher di fiducia. Simili solo all'apparenza, perché il livello di Thc, il principio attivo della cannabis, è molto più basso, e rientra nei limiti di legge che prevedono una tolleranza, per chi coltiva il prodotto, fino allo 0,6 per cento. Vanno a ruba: a Milano i growshop finiscono le scorte in una manciata di giorni. Il dato è che non ci vanno i ragazzini in cerca di sballo, ma gli adulti alla ricerca di un prodotto sicuro e naturale, e che magari preferiscono evitare contatti con gli spacciatori.

Da gennaio 2017, mese in cui è entrata in vigore la legge numero 242 del 2016, il mercato è letteralmente esploso, e anche molti tabacchini vi si sono tuffati a capofitto.

Un growshop
Un growshop
Un growshop

IL PARADOSSO - In tutto ciò c'è un paradosso, un'ipocrisia tipicamente italiana. Si possono comprare bustine di marijuana legale a 10-12 euro al grammo, ma non si può fumarla. Le infiorescenze sono un "prodotto tecnico da collezione", come ci conferma anche un tabaccaio che le vende a ridosso di piazza Duomo a Milano. E così in Italia il nuovo hobby sembra essere diventato collezionare infiorescenze femminili di marijuana, altro che francobolli. Ovviamente in abbinamento non si possono vendere accendini e cartine, ma basta andare in un altro tabacchino e completare il kit. O uscire e rientrare nello stesso.

MY JOINT - In Italia il maggior produttore di cannabis legale è My Joint: la sede legale è a Milano, in via Montenapoleone, tra un negozio di Prada e uno di Gucci. L'azienda conta circa 100 dipendenti e per ora vende il prodotto a circa 2500 tra growshop e tabacchini; presto aprirà dei propri punti vendita - circa 200 - in tutta Italia.

Uno dei soci fondatori dell'azienda è Stefano Zanda, originario di Arbus, che a L'Unione Sarda dà qualche dettaglio in più: "Il mercato esplode, i consumatori vogliono questo prodotto". Eppure la normativa in materia non è ancora ben precisa: "Noi ci siamo autoregolamentati - spiega Zanda - coltiviamo in ambienti controllati e analizziamo i terreni. La canapa pulisce il terreno, se ci sono metalli pesanti li assorbe e poi andrebbero a finire nel nostro organismo. Abbiamo molte coltivazioni indoor, lavoriamo con la mascherina bianca e il camice da medico, abbiamo le certificazioni HACCP. Ci autoregolamentiamo insomma, nella speranza che arrivi anche una legge a riguardo".

Una coltivazione di canapa
Una coltivazione di canapa
Una coltivazione di canapa

GLI ACQUIRENTI E IL PRODOTTO - L'utente medio che acquista il prodotto? "Ha circa 35 anni, non è il ragazzino in cerca di sballo, è un adulto".

La marijuana legale, infatti, non ha effetti psicotropi. È prodotta in Italia da semenze certificate e, con il Thc ridotto al minimo, aumenta la concentrazione di Cbd ("Sfiora il 10%", spiega Zanda), l'altro cannabinoide non psicoattivo che lenisce i dolori, ha molti effetti benefici e dà quel senso di rilassatezza che poi è l'effetto della canapa industriale.

"UN MILIARDO DI EURO" - "Auspichiamo ulteriori interventi legislativi e ci auguriamo che con la nuova maggioranza e il nuovo governo non si facciano passi indietro su questo fronte", continua Stefano Zanda. "Si tratta di un mercato da un miliardo di euro l'anno, se si considerano tutti i prodotti (cosmetici, olio, alimentari, ndr). Per non parlare della manna dal cielo che può diventare per gli agricoltori in crisi. E in Sardegna ce ne sono tanti. Noi abbiamo ricevuto centinaia di mail da agricoltori".

Tabaccherie
Tabaccherie
Tabaccherie

LA DISPUTA: GROWSHOP O TABACCHINI? - Più di qualcuno vede nella legge 242 del 2016 il primo passo verso la legalizzazione della marijuana, per sottrarla alle mani della criminalità organizzata e garantire a chi la utilizza un prodotto di qualità. Certo è che la strada è ancora lunga, ma le dispute su chi debba venderla già sono aperte.

I growshop infatti non vedono di buon occhio la vendita nei tabacchini, temono che diventi anche questo - come quello dei tabacchi - un monopolio. Stefano Zanda la pensa così: "Non si può pensare di tenere il prodotto solo nei growshop, così come non si può pensare a un monopolio dei tabacchini. Il tabacchino non ha tutte le varietà, e può fungere da richiamo per i growshop che sono negozi specializzati e che hanno il know how necessario".

Davide Lombardi

(Unioneonline)

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