Fermata in una strada di campagna, sorpresa alle spalle mentre cercava di rifugiarsi in auto, costretta a subire palpeggiamenti prima di riuscire a svincolarsi, sferrargli un calcio in mezzo alle gambe e allontanare l’uomo che l’aveva aggredita. I fatti sono quelli riportati nel dispositivo del giudice per le indagini preliminare del tribunale di Cagliari in cui si dà conto dell’arresto di Fabrizio Casti, 33enne di San Sperate, con l’accusa di violenza sessuale. Per l’uomo è stato disposto il divieto di dimora a Guspini.

La cronaca

I fatti sono di giovedì scorso. Alle 13 una donna chiama i carabinieri chiedendo aiuto: si trova a Su Perdosu, una campagna vicina alla strada che conduce a San Nicolò d’Arcidano, racconta di essersi chiusa in macchina per sfuggire a un uomo che la stava molestando. Dieci minuti dopo i carabinieri sono sul posto: trovano lei in auto e un ragazzo in sella a una bici che la presunta vittima indica come suo aggressore. Il 33enne viene bloccato e da qui prosegue il racconto della donna, la quale dice di essere prima stata avvicinata dal giovane mentre lei usciva dalla proprietà di un amico. Lui le avrebbe chiesto se «poteva darle la mano» e, davanti al suo rifiuto, non si sarebbe dato per vinto, l’avrebbe raggiunta, le avrebbe afferrato una spalla e l’avrebbe palpeggiata, prima che lei – sferrandogli un calcio – riuscisse a liberarsi. In un attimo la donna si è chiusa in macchina e, accovacciata sul sedile, ha chiamato i carabinieri. Nei minuti trascorsi prima dell’arrivo della pattuglia, l’uomo si sarebbe abbassato i pantaloni e si sarebbe mostrato nudo.

La decisione

Fabrizio Casti è stato così arrestato e, dopo aver negato ogni accusa davanti ai militari, si è avvalso della facoltà di non rispondere durante l’udienza di convalida. Per lui il pubblico ministero aveva chiesto la custodia cautelare in carcere, ma il giudice scrive: «Considerata la natura dell’atto sessuale, rapportata all’età della donna (classe 1971), in particolare la fugacità del gesto che assume i connotati del raptus, la possibilità di svolgere un’attività lavorativa lecita e la fragilità emersa nel corso dell’interrogatorio sono elementi da valutare in funzione del minimo sacrificio della libertà personale». E ancora: «Misura adeguata alla tutela della collettività e della vittima, proporzionata alla sanzione che si ritiene potrà essere irrogata è, allo stato, quella del divieto di dimora nel territorio del comune di Guspini».

Mariella Careddu

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