Un dato che è quasi doppio rispetto alla media nazionale, e che evidenzia il drammatico quadro in cui ancora si trova la sanità isolana: è infatti cresciuta attestandosi al 17,2 la percentuale dei sardi che, nel 2024, ha rinunciato a curarsi, circa uno su sei, contro una media nazionale al 9,9%

Un balzo di quasi 4 punti percentuali rispetto al 2023, quando il dato si attestava al 13,7% secondo i valori Bes Istat elaborati dal Centro studi della Cgil regionale, e dunque «un peggioramento – osserva il segretario della Cgil Sardegna Fausto Durante - che deve interrogarci sulle azioni intraprese e da intraprendere per invertire la rotta».

A pesare sulla rinuncia alle cure «le liste d’attesa», ma anche «i redditi bassi che disincentivano la mobilità verso altre regioni (7,1%, a fronte dell’8,6% nazionale e dell’11,3 del Mezzogiorno)».

Secondo i dati diffusi dal sindacato, nel 2024 anche la speranza di vita alla nascita nell’Isola è più bassa rispetto alla media nazionale: 82,8 contro 83,4. E va persino peggio per la speranza di vita in buona salute: 55,8 il numero medio di anni che i sardi possono aspettarsi di vivere in buona salute a fronte di 58,1 della media italiana.

A questi dati si aggiungono poi i ritardi sulla spesa dei fondi del Pnrr destinati alla Missione Salute elaborati dalla Cgil nazionale: la Sardegna si posiziona al penultimo posto fra le regioni d’Italia nell’avvio dei cantieri sia per le Case della Comunità che per gli Ospedali di Comunità. Già nel precedente report, febbraio, dei 604 milioni di euro finanziati per realizzare 284 progetti, al 31 dicembre 2024 erano stati spesi appena il 6,5 per cento a fronte di una media nazionale già bassa del 18,1 per cento. «Questo ritardo – commenta il segretario Fausto Durante - evidenzia che, purtroppo, non si fa bene sul fronte nazionale ma che in Sardegna si riesce a fare persino peggio».

Per quanto riguarda le Case della Comunità, secondo il nuovo report Cgil relativo ai dati aggiornati al 31 marzo, dei 94 milioni e mezzo di euro finanziati, ne sono stati spesi appena il 3,8% (contro una media nazionale del 12,4%). C’è da dire che la Sardegna vede un miglioramento del dato relativo al ritardo nell’avvio dei lavori che scende al 78% mentre era al 93,9% al 31 dicembre scorso, ma resta comunque tra le regioni peggiori, seconda solo al Molise.

Per gli Ospedali di comunità, invece, è stato speso il 4,2% dei 48 milioni finanziati (contro una media nazionale dell’11%). Nella precedente rilevazione la Sardegna era quarta tra le peggiori regioni per ritardi nell’avvio dei lavori (84,6%) mentre a marzo 2025 la percentuale scende al 62 % ma l’Isola arretra fino al secondo posto fra le peggiori.

«Tutti questi indicatori confermano ciò che quotidianamente vivono i cittadini e le cittadine in Sardegna sul fronte salute, una vera e propria emergenza che non può essere affrontata con questi ritardi – conclude il segretario della Cgil Sardegna - soprattutto quando si hanno a disposizione risorse aggiuntive come quelle del Pnrr che hanno proprio l’obiettivo di migliorare complessiva me il sistema sanitario regionale, un’opportunità che va colta senza ulteriori tentennamenti».

(Unioneonline/v.l.)

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