La sua notorietà in Sardegna è legata a una sua invettiva contro l’utilizzo (nel senso che aveva passeggiato in strada) di un cammello al Carnevale di Ovodda e per delle pelli di pecore che erano state utilizzate per agghindare i carri. Poi si era scoperto che l’animale con le gobbe nel Nuorese ci vive bene e ha pure degli “amici” della sua razza. 

Ora l’animalista Enrico Rizzi torna alla carica contro «un gruppo sardo». 

Quale sarebbe la colpa dei partecipanti? Trattano vendite  e permute di animali e usano i social per moltiplicare la possibilità di chiudere un affare. 

Normale? Non per Rizzi, che espone al pubblico “ludibrio” (quello di coloro che lo seguono, almeno) nomi e cognomi di coloro che, per le loro “malefatte” lo inducono addirittura a “pregare”, anche se non chiarisce bene per cosa. 

«Adesso gli animali si danno in “permuta”, come le macchine, come merce o semplici oggetti da farne ciò che si vuole», accusa l’animalista, «il rispetto per la “vita” non sanno cosa sia. Lascio a voi ogni commento, senza offendere gentilmente. Io taccio e prego a modo mio», avvisa i suoi seguaci. 

(Unioneonline/E.Fr.)

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