La Sardegna fa registrare per il 2020 un aumento dei decessi a seguito di incidente stradali, raggiungendo un incremento del 33,8 per cento mentre il dato nazionale parla di un calo del 24,5 per cento. Una controtendenza rilevata dall’Istat nel Focus diffuso oggi.

L’anno scorso i sinistri nell’Isola sono stati 2.479, le vittime 95, i feriti 3.340.

Guardando agli anni precedenti, nel periodo 2001-2010 le vittime della strada si sono ridotte nell’Isola del 50,0 per cento, più della media nazionale (-42,0%); fra il 2010 e il 2020 si registrano variazioni, rispettivamente, di -10,4% e -41,8%.

E nello stesso periodo l’indice di mortalità nella regione è aumentato da 2,5 a 3,8 morti ogni 100 incidenti mentre quello medio nazionale registra un leggero aumento (da 1,9 a 2,0 decessi ogni 100 incidenti).

Nel solo 2020, l’incidenza delle persone classificate come vulnerabili per età (bambini, giovani e anziani), deceduti negli incidenti in Sardegna è superiore alla media nazionale (45,3% contro 44,9%).

La Statale 131 resta tra le più pericolose dell’Isola, con 9 vittime, 190 feriti, e un indice di mortalità pari a 6,7, in aumento rispetto al 2019 (2,5). Segue la Statale 130, con 6 morti (0 nel 2019), 64 feriti, indice di mortalità pari a 16,2 e indice di lesività di 173. Nessun decesso lungo la 129 (4 nel 2019 con indice di mortalità di 9,8).

L’indice di mortalità, rileva ancora l’Istat, cresce significativamente nei comuni di Cagliari, Decimomannu, Paulilatino, Cardedu, Villasor e Olbia, diminuisce decisamente a Sassari, Siniscola, Quartu Sant’Elena, Dorgali e Tertenia.

La gran parte dei sinistri, nel 2020, si è verificata lungo le strade urbane (26 le vittime, 1.908 i feriti), per il 42,3 per cento lungo un rettilineo; quelli che avvengono nei pressi di un’intersezione rappresentano il 23,7% del totale, seguono quelli che si verificano nei pressi di un incrocio (22,8%), di una curva (5,1%) e di una rotatoria (5,1%).

Lungo le strade extraurbane il 27,3% degli incidenti si verifica lungo un rettilineo, il 27,3% in curva, il 7,3% nei pressi di un incrocio e il 6,5% a un’intersezione.

A incidere pesantemente sulla distribuzione temporale sono state le misure adottate nell’ambito dell’emergenza sanitaria come il lockdown e le fasce orarie di coprifuoco

“Ad aprile – spiega l’Istat - si registra un decremento del numero di incidenti dell’81,6% rispetto allo stesso mese del 2019, a marzo del 66,5%. Tra maggio e settembre, in coincidenza della riapertura di gran parte delle attività e del periodo di maggiore mobilità per vacanze, si contano 1.249 incidenti (il 50,4% di quelli dell’intero anno) in cui hanno subito lesioni 1.703 persone (51,0%) e 44 sono decedute (46,3%). Circa l’82%% degli incidenti ha avuto luogo tra le 8 e le 20 ma l’indice di mortalità raggiunge i valori più elevati tra le cinque e le sei del mattino (13,0 morti ogni 100 incidenti) e le due e le tre (11,8 morti ogni 100 incidenti), con valori molto superiori alla media giornaliera (3,8)”.

Inoltre “il venerdì e il sabato notte si concentra il 35,8% degli incidenti notturni, il 26,3% delle vittime e il 36,5% dei feriti. L’indice di mortalità degli incidenti notturni è di 6,3 decessi ogni 100 incidenti, in aumento il sabato notte rispetto al 2019 (da 0,9 a 5,8) e in diminuzione il venerdì notte (da 4,2 a 2.6).

Tra gli elementi più rilevati ci sono lo scontro frontale-laterale, il tamponamento, l’investimento di un pedone e comportamenti a rischio più frequenti sono la guida distratta, la velocità troppo elevata, il mancato rispetto della distanza di sicurezza e delle regole di precedenza.

Per quanto riguarda le età, il tasso di mortalità standardizzato è più alto per la classe 15-29 anni (10,1 per 100mila abitanti) e per la classe di età 65+ anni (6,9 per 100mila abitanti). Il 52,9% dei pedoni rimasti vittima di incidente stradale appartiene alla classe di età 65+ mentre il 68,3% dei pedoni feriti ha più di 65 anni.

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