A due giorni dal terremoto che ha scosso la Sardegna, dalla bufera dei 31 arresti per associazione mafiosa, parla Christian Solinas. E fa sapere che non riferirà in Aula, come chiesto dalle opposizioni.

«Significherebbe – spiega – politicizzare una vicenda che è giudiziaria. Il mondo giudiziario ha sedi in cui si discutono queste contestazioni e ci vuole un rispetto assoluto per queste sedi. Non ho mai commentato l’attività della magistratura, ora non si può che attendere lo sviluppo della vicenda rinviando qualsiasi giudizio quando i fatti saranno acclarati».

Nessuna opinione, perché «le istituzioni non possono permettersi il lusso delle opinioni, dobbiamo semplicemente rispettare gli organi che sono preposti a valutare queste vicende» e perchè siamo ancora «in una fase di indagine».

Solo un auspicio: «Non posso che augurarmi che all'esito del percorso giudiziario, che deve ancora svolgersi completamente, si possa continuare ad affermare, come è sempre stato affermato nella letteratura scientifica, che la Sardegna ha delle forme di criminalità di un certo tipo ma, come descrive anche Pino Arlacchi nel suo famoso libro, non abbiamo per natura antropologica l'attitudine alla mafia».

Il governatore sardo viene citato nelle oltre 400 pagine dell’ordinanza per un’offerta di protezione da parte di alcuni arrestati, ma respinge l’accusa: «Protezione? Ho avuto solo quella della Digos, quando ho ricevuto minacce. Non vedo da chi mi dovrei proteggere, non ho altro che l’attività politica che faccio con molta dedizione lavorando molte ore al giorno nell’interesse della Sardegna».

Solinas parla anche del termine “anguillone” citato nell’ordinanza e a lui riferito: «Lo interpreto nel senso di una persona che rifugge certe frequentazioni e certe sollecitazioni, anche perché stando diverse ore qui dentro non avrei nemmeno il tempo di frequentare nessuno ed è forse la prova più grande che non ho mai avuto nulla a che fare con queste persone».

Il presidente della Regione parla anche del procedimento sulle nomine dei dirigenti che lo vede indagato: «Il 6 ottobre finalmente avremo l’opportunità di difenderci in un processo con un giudice terzo e di portare le ragioni a nostra difesa, che fino ad ora non si sono potute dispiegare perché abbiamo vissuto solo la fase dell’accusa».

(Unioneonline/L)

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