«Qui non si paga, a Budoni non cediamo a questi ricatti. Non ho i soldi che volevano, ma anche se mi avessero chiesto mille euro non avrei dato niente. Niente». Tonino Braccu mostra una lettera anonima con una richiesta di denaro ricevuta mesi fa, mentre spiega al procuratore distrettuale antimafia Mauro Mura come si vive nel nuovo Eldorado della Gallura. Lui che ha scelto di non piegarsi ed è finito in un incubo terribile: il sequestro della moglie, attentati, bombe.

LA RABBIA E L'ORGOGLIO «Non me ne importa niente - ha detto Braccu - voglio dire tutto, parlare di questa situazione. Vi mostro la lettera che ho ricevuto». Quella con le minacce e le richieste di denaro, centinaia di migliaia di euro che Braccu avrebbe dovuto pagare per vivere abbassando la testa. Nel soggiorno della sua villetta, vicino alla moglie Marcella (ancora sotto choc) e alla figlia, circondato dai parenti e da tanti amici, Tonino Braccu fa sapere a tutti che si può vivere senza permettere a nessuno di rubarti la vita e il futuro. Certo, rischiando grosso, ma senza ipotecare la propria dignità. Sono tanti a Budoni e a San Teodoro che capiscono molto bene il significato più profondo delle parole di Braccu. In questa parte di Sardegna da mesi la violenza non dà tregua. Bombe, agguati notturni contro persone inermi, rapine in villa, fucilate ad altezza d'uomo e le lettere con le richieste di soldi. Tante, molto simili a quella arrivata a Braccu.

LA MADRE DEI RAPITORI Ieri pomeriggio, l'imprenditore ha incontrato nella sua abitazione di Maiorca il magistrato Mauro Mura, i vertici dell'Arma dei carabinieri e tutte le persone che non lo hanno lasciato solo nella notte più buia della sua vita. Commosso, determinato, provato (dopo la liberazione della moglie è stato colto da un malore) non si vergogna di piangere e perdona chi non ha colpe. «È venuta per scusarsi - dice Braccu, guardando Mauro Mura e gli ufficiali dei carabinieri - la madre dei Costa. Una grande donna che non c'entra niente in questa storia». Tonino Braccu ha sentito la vicinanza di una persona (lontana parente) che da lunedì notte soffre per i suoi figli e ha trovato la forza per parlargli senza ipocrisie.

IL MAGISTRATO Nel soggiorno dove è scoppiata la gioia per la liberazione di Marcella, c'è anche Emanuel Braccu e la sorella Laura, gli eroi coraggiosi di una giornata di vigliaccheria e amicizia tradita.

Sono vicini alla madre e al padre che non riesce più a fermarsi. Tonino Braccu è emozionato, quando il procuratore antimafia della Sardegna entra nella villetta, non lo riconosce. «Sono Mauro Mura», risponde il magistrato che ha ascoltato con grande attenzione e partecipazione emotiva le parole dell'imprenditore di Budoni. Braccu è un fiume in piena: «Ringrazio tutti, gli amici del consiglio provinciale, i carabinieri, il sindaco, quelli che hanno scovato questi delinquenti».

UN AMICO A Budoni raccontano che Tonino Braccu ha aiutato tanta gente. Lunedì sera qualcuno è uscito di casa per dare una mano all'amico in difficoltà. «All'inizio ero disperato - ha raccontato rivolgendosi ai carabinieri - non vedevo nessuno. Pensavo di morire. Mi dicevo, muovetevi, dove siete. Poi mi sono accorto che eravate in tanti, ovunque. Ho visto tante luci, le macchine, le divise». Anche Maurizio Auteri, il maresciallo dei carabinieri che ha inseguito i rapitori insieme ad Manuel Braccu.

LA LETTERA Il procuratore Mauro Mura vuole parlare con l'imprenditore e con la moglie Marcella. Fa uscire tutti dalla casa di Maiorca e rimane con loro. Prima però invita Braccu a non mostrare la lettera anonima che potrebbe essere collegata al sequestro. La rabbia delle vittime però è più forte ed è la stessa di tanti che a Budoni e San Teodoro vogliono liberarsi dalla paura.
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