Il G7 apre all’addestramento dei piloti dell’aviazione militare ucraina e anche le basi militari della Sardegna potrebbero entrare nel novero delle sedi deputate al training. 

Solo un’opzione, al momento, in quanto l’Italia non ha ancora deciso se e come dare la propria disponibilità e anche perché nell’Isola – e in Italia in generale - non sono presenti F-16, tipologia di caccia al centro del progetto di supporto che i Paesi alleati di Kiev intendono avviare. 

È stato il presidente degli Stati Uniti Joe Biden a comunicare, nel corso dell’ultimo summit dei 7 Grandi a Hiroshima, in Giappone, la possibilità di «uno sforzo congiunto con alleati e partner per addestrare i piloti ucraini su velivoli di quarta generazione, compresi gli F-16».

Lo stesso Biden ha precisato che la formazione non dovrebbe svolgersi negli Stati Uniti e probabilmente avverrà interamente in Europa.

Di questa mattina la conferma del rappresentante per la politica estera Ue Josep Borrell: «L'addestramento dei piloti ucraini per gli F-16 è già iniziato in molti Paesi, come la Polonia. Questo prenderà tempo ma prima si inizia meglio è. All'inizio si discute, i Paesi sono riluttanti, come per i Leopard, ma alla fine ci si arriva. Ed è una misura ulteriore per far sì che l'Ucraina si possa difendere».

Quanto all’Italia, «noi non disponiamo di F16 per cui difficilmente possiamo partecipare al progetto: si parla di un eventuale addestramento di piloti ucraini, una decisione che non abbiamo ancora preso e che valutiamo con gli alleati», ha spiegato invece la premier, Giorgia Meloni.

Il generale Leonardo Tricarico, ex capo di Stato maggiore dell’Aeronautica, ha invece spiegato, in un’intervista al Corriere della Sera: «Giorgia Meloni ha chiarito che nessuna decisione è ancora presa, ma ci sarà una “valutazione con gli alleati”. C’è però un dato: non abbiamo più questi velivoli, riconsegnati agli Usa nel maggio 2012 per scadenza del leasing dopo essere rimasti in servizio dal giugno 2003. Il nostro Paese potrebbe comunque fornire personale di volo e di assistenza tecnica a terra in una delle basi delle nazioni Nato che ancora li utilizzano: Olanda, Danimarca, Portogallo, Polonia e Turchia. L’addestramento potrebbe essere organizzato lì, con la collaborazione di istruttori italiani». 

Oppure, sottolinea Tricarico, una seconda opzione potrebbe essere addestrare gli ucraini nei centri di eccellenza italiani a Lecce e Cagliari, ma su Aermacchi Mb339 e M346 Master.

Lo scorso 11 maggio è stata inaugurata a Decimomannu la scuola di volo “International Flight Training School” con 22 velivoli M 346 Advanced Jet Trainers, 40 istruttori, 2 simulatori Full mission.

Un “campus” di oltre 35mila metri quadri coperti su un'area di oltre 130mila dove si addestreranno i piloti militari di diverse nazioni, cui si sono aggiunti di recente anche quelli della Royal Air Force britannica

«L'Italia può fare la sua parte più e meglio di altri, nella coalizione nata per aiutare gli ucraini ad acquisire gli F-16. In particolare Meloni, dando la disponibilità italiana alla formazione dei piloti interpreta correttamente una delle qualità in cui eccelle il nostro Paese: l'addestramento», ha detto lo stesso Tricarico. 

(Unioneonline/l.f.)

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