Ha commesso un solo passo falso. Per il resto capitali e patrimoni miliardari hanno preso il volo da tempo, dai paradisi dorati della Costa Smeralda a quelli fiscali delle Bermuda. Il numero due della black list mondiale degli uomini di Putin in terra sarda gioca in casa. Con lo spietato zar di Russia condivide di tutto e di più, dalle passioni agli affari, dalla debolezza per le ginnaste russe alle ville da mille e una notte. Ališer Burchanovič Usmanov, (nella foto a destra con Putin) il più potente degli oligarchi del Cremlino, nelle vie del Romazzino e del Pevero, nei più esclusivi angoli del regno dell’Aga Khan Karim non passeggia, da sempre lui qui fa shopping. Compra di tutto e di più, angoli e promontori, posizioni da primato, orizzonti vietati e ville da favola. Entrare nel cuore di Porto Cervo è roba da topografi di rara esperienza, ogni curva di livello trasformata in proscenio esclusivo. Lui, però, nelle strade del lentischio ci si addentra a mani basse, in una disfida a colpi di denaro, quello vero, conquistato nella grande corsa degli oligarchi agli affari di Stato.

Affari & ginnaste

Alla faccia dell’imponente stazza, Usmanov nella stanza ovale del Cremlino entra sempre in punta di piedi, quelli della moglie. È stata lei, Irina Viner, storica ginnasta e allenatrice della nazionale russa, ad aver definitivamente concesso le grazie di Putin verso il già potente consorte. Il filo rosso tra l’oligarca e il regnante della Piazza Rossa è proprio l’allieva prediletta della moglie di Usmanov: Alina Kabaeva. Una folgorante quarantenne in carriera, oro olimpico alle Olimpiadi di Atene 2004 nella ginnastica ritmica, capace di far breccia nel cuore di pietra di Vladimir Putin. Da amante a compagna di vita il passo è stato breve. Testimone del trapasso nientemeno che quell’oligarca russo che ha preso casa, anzi tante case, nell’esclusiva Isola di Sardegna. Gli americani e gli inglesi da anni cercano di fermarlo, di stringere la morsa delle sanzioni intorno al cerchio magico del numero uno del Cremlino. Lui, Usmanov, però, ha studiato diritto internazionale e conosce come pochi i rivoli degli affari e della diplomazia. Ha regalato soldi a destra e a manca, facendosi chiamare più benefattore che oligarca. Una sorta di filantropo tutto ricchezza e donazioni.

Alla fine, non ce l’ha fatta

Alla fine, però, non ce l’ha fatta. I soldi, “un Everest” di rubli anteguerra e una valanga infinita di dollari, un patrimonio stimato di 17 miliardi, lo hanno trascinato nel vortice degli oligarchi più potenti della Russia di Putin. Uno da colpire senza indugi. La decisione del 28 febbraio scorso, adottata dal Consiglio Europeo quattro giorni dopo l’avvio dell’invasione russa dell’Ucraina, lo ha messo in cima agli uomini da colpire con sequestro-congelamento di patrimoni finanziari, ville, yacht, aerei e ogni altro ben di Russia sparso di qua e di là. Usmanov, il benefattore, quello che dispensa prebende per Covid e non solo, però, si era organizzato per tempo. In Sardegna, prima che altrove. Quando gli uomini dell’investigazione europea iniziano a stilare i report sui patrimoni si ritrovano con un pugno di mosche o quasi. In Sardegna ha preso il largo da tempo il Dilbar, lo yacht sultano dei mari, 156 metri di ricchezza galleggiante, da sempre ormeggiato nella rada davanti alle ville del potente oligarca. Sparita la distesa di paradisiaci vani e loggiati di cui tutti parlano, ora sono ville di nessuno.

L’inciampo del regalo

Il magnate, tanto avvezzo quanto accorto a nascondere i propri patrimoni nei caveau più misteriosi in giro per il mondo, però, incespica quando si tratta di cedere al bon ton di un regalo. Gli sembrava poco elegante donare una villa da sogno sull’insenatura del Pevero, al numero 14 della via del Corallo a Porto Cervo, facendola risultare regalata da una società “limited” con tanto di anonimo trust, senza nemmeno un nome e cognome. Non un mazzo di fiori che puoi recapitare sul pianerottolo di casa senza un mittente, ma una villa con tanto di mappali e contratti di vendita. Voleva fare tutto a nome suo, per la prima volta. E ci teneva che la sorella, secondo i ben informati destinataria del “pensiero”, non ricevesse il regalo senza un bigliettino riconoscibile. Un gesto che, però, lo ha messo in fallo. “Congelata”, recita la disposizione europea. “Sa Piantesa”, la villa destinata al dono (foto numero 1) incappa nel Piano Casa, quello bocciato dalla Corte Costituzionale.

Dono con volumetria

Usmanov, il regalo, lo voleva fare sino in fondo, compreso l’aumento volumetrico previsto dalla norma regionale, con tanto di ristrutturazione rafforzata. Perdono tempo, con l’Alta Corte che incombe. È il 19 gennaio del 2022 quando, con il conflitto ancora solo nella mente di Putin, si decide di accelerare i tempi per ristrutturare massicciamente la villa dell’oligarca. È in quel momento che si svelano le carte. Il cartello «inizio lavori» è emblematico: Consorzio Costa Smeralda, proprietario e committente Alisher Usmanov. Il cantiere smonta la casa pezzo per pezzo, non resta niente del passato, resiste solo l’involucro esterno. Anche il tetto viene smobilitato, da sistemare c’è il coefficiente energetico indispensabile per scalare le volumetrie. Non fa in tempo ad arrivare la guerra contro l’Ucraina che dieci giorni dopo l’ultima comunicazione di inizio lavori la Corte Costituzionale cassa le norme regionali. Il cantiere di Villa Piantesa, però, non si ferma. Per lo stop bisogna aspettare il 28 febbraio. La decisione è una sentenza: i patrimoni in Europa dell’oligarca russo sono tutti congelati. L’unico a suo nome, però, è quel regalo che resterà a lungo smantellato. Le norme cassate, infatti, difficilmente gli consentiranno di proseguire, se mai le sanzioni europee verranno meno.

Galeotto fu il cartello

La sua ultima disposizione su quel cantiere è un tentativo estremo, ma inutile: fate sparire il nome di Usmanov da quel cartello. Riusciamo ad immortalarlo prima della decapitazione, il giorno dopo quelle impronte digitali affisse sull’ingresso della villa spariscono insieme al cartello. Villa anonima, almeno sul fronte strada. Le vie di Usmanov in terra sarda, però, non finiscono certo qui. Quel cartello galeotto appena sparito, infatti, è solo la punta di un iceberg, nascosto e segreto, celato nei dossier blindati nei paradisi fiscali di mezzo mondo. Aprire lo scrigno sardo-smeraldino dell’uomo d’affari più vicino a Putin significa aggredire le password del sistema da sempre più inespugnabile, quello dei trust, usati dai miliardari dello zar russo per nascondere patrimoni e miliardi. Per setacciare tutti i possibili agganci del sardo-russo più influente bisogna metter mani ad una fabbrica che qui in Costa Smeralda sta sfornando cantieri e volumetrie come da nessun’altra parte: il Piano Casa. Usmanov sembra aver capito perfettamente il meccanismo: incremento volumetrico e ristrutturazione da mille e una notte. A partire da quell’eremo sovietico di Punta Capaccia, (foto 2) a due passi da una delle perle dell’Aga Khan, l’hotel Romazzino. È qui, infatti, che i sogni sardi dell’oligarca si materializzano nei paradisi fiscali delle Bermuda, con ville da nababbi segregate in un trust segreto, Pauillac Property Limited, (foto 3 e 4) proprietario della società Punta Capaccia srl. Dietro le carte in nostro possesso c’è l’uomo di Putin. Una storia segreta di affari blindati in terra sarda.

 (1.continua)

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