Il blitz lo compiono i carrelli elevatori del Porto Canale. Tutto accade nel cuore della notte, prima dello sbarco dell’ultima nave militarizzata carica di “guerra”. L’ordine è perentorio: blindare l’ultima fessura della visuale di scarico della “New Amsterdam”, l’ultima nave spedita dal nord Europa nel porto di Giorgino, il terminal container trasformato da landa desolata a base militare non autorizzata, finita direttamente, con una triangolazione concessoria, nelle mani della Nato.

Muro d’acciaio

In piena notte, prima che i teleobiettivi si possano affacciare a ridosso del “pontile dei pescatori”, per svelare il carico di fuoco destinato a schiantarsi direttamente sulle insenature di Capo Teulada, gli addetti ai movimenti dei container innalzano un vero e proprio muro d’acciaio alto quasi sei metri e lungo ventiquattro. Tutto per impedire la vista del carico. Non avevano gradito le immagini pubblicate dal nostro giornale in occasione del primo scarico, quella del “traghetto” di guerra “Ark Germania”.

Videomaker di guerra

I dettagli dei micidiali carri armati Leopard, spediti dalla Germania in Sardegna per una evidente prova di forza e potenza bellica, probabilmente, dovevano restare segregati in quell’area blindata di otto ettari, già circoscritta da un muro di container capace di togliere il respiro anche ai fenicotteri che sorvolano quel tratto di Santa Gilla, a ridosso dello stagno. Da una parte la Nato si è presentata al cospetto dell’Isola del turismo con addetti stampa e videomaker, con l’obiettivo di proiettare nel circuito mondiale dell’esibizionismo bellico le immagini patinate del “fuoco” da dispiegare in terra sarda, dall’altra, però, in Sardegna, secondo le direttive del Ministero della Difesa, è indispensabile non “urtare” le sensibilità, impedendo in tutti i modi di svelare il carico di guerra che si sta abbattendo sull’esclusivo patrimonio naturalistico e ambientale dell’Isola.

Segreto di fuoco

Come spesso capita, però, sono proprio i tentativi di censura a infrangersi sull’incedere delle immagini più eloquenti di quanto sta avvenendo “segretamente” dentro la “base Nato” del Porto Canale di Cagliari. Le immagini che pubblichiamo in questa inchiesta svelano senza orpelli il vero carico armato che si sta ancora riversando sulla città capoluogo dell’Isola. Una distesa infinita di carri armati, mezzi blindati con l’effige rossa e la fiamma nera a simboleggiare il carico esplosivo da “dilaniare” sulla penisola Delta, quella di Teulada, devastata a tal punto da essere definita nelle carte militari come “interdetta”, ma non solo, visto che i bombardamenti si stanno dispiegando su un’area di 7.200 ettari, oltre lo specchio acqueo “sequestrato” davanti alla punta estrema di Capo Teulada.

Immagini shock

Il muro dei container che si staglia sulle gru di ruggine e acciaio di quel che fu il porto transhipment di Cagliari è l’emblema di quella “segretezza” dispiegata in Sardegna, a fronte dell’esibizionismo Nato in giro per il mondo. Sono le fonti internazionali a immettere nel circuito quanto doveva restare blindato in terra sarda. Immagini shock che fanno capire come l’Isola dei Nuraghi sia stata trasformata in un vero e proprio bersaglio internazionale, con un dispiegamento di guerra senza precedenti.

Schieramento di guerra

Che l’assetto d’attacco si stia lentamente componendo lo dimostra quella sventagliata di carri armati messi in posa per la foto da divulgare nei canali della Nato, finita nelle nostre mani. Sullo sfondo dei monti di Teulada la “corazzata” dell’Alleanza Atlantica schiera il più vecchio degli armamentari bellici, quello dell’attacco terrestre. Del resto se non fosse così le industrie belliche non dovrebbero più produrre e vendere a caro prezzo carri armati, obici e altri arnesi di morte. Resta da comprendere quale sarebbe lo scenario di guerra da esercitarsi in un’Isola, con tanto di avanzamento terrestre e navale.

Tedeschi all’attacco

Di certo i tedeschi, quelli che si dichiaravano i più pacifisti della Nato, nei loro report interni sulla missione sarda non fanno mancare di esaltare la loro “supremazia” dichiarando di aver spedito nell’Isola ben 700 uomini, 30 mezzi pesanti cingolati e oltre 260 mezzi gommati. Sono loro che hanno assunto il comando della componente terrestre della «Very High Readiness Joint Task Force» della NATO, l’unità speciale di pronto intervento in caso di guerra. Le dichiarazioni del comandante tedesco sono da esaltati di guerra: «Abbiamo schierato una parte rappresentativa degli oltre 10.000 soldati della VJTF-Land Brigade in Sardegna per dimostrare la prontezza, la mobilità strategica e l'efficacia in combattimento». E poi ci sono le note interne, quelle divulgate a pochi addetti. Le affermazioni sono senza appello: «Nell'ambito del loro dispiegamento in Sardegna, le truppe tedesche insieme ai loro alleati condurranno una serie di esercitazioni di tiro dal vivo presso l'area di addestramento di Capo Teulada, che culmineranno in una giornata dimostrativa congiunta delle potenze alleate mostrando la prontezza della Nato per la guerra».

12 maggio, lo showdown

«Tiro dal vivo», recita il cablogramma della Nato, ovvero si spara senza tregua. Lo showdown di questa guerra annunciata, l’apoteosi del dispiegamento bellico, una sorta di attacco senza ritorno, è fissato per il 12 maggio prossimo. In quell’occasione la Nato dovrebbe immortalare le immagini della potenza di fuoco da mostrare ai potenziali “nemici”, a partire dalla Russia. Ovviamente si sparerà di tutto e di più, dai Leopard, capaci di demolire qualsiasi cosa a distanza di cinque chilometri, ai missili della contraerea americana giunti chissà per quale motivo in Sardegna. Demoliranno senza tregua, coste e isolotti, comprese le aree devastate da quel disastro ambientale finito sotto processo, nonostante sfuggano i responsabili di un misfatto che rischia di restare impunito.

Gli armadi delle spesucce

In attesa della grande guerra in terra sarda, quella del prossimo 12 maggio, dagli armadi della Nato cominciano ad emergere le cifre impressionati di un’esercitazione dai costi milionari. Non solo milioni e milioni di armi, dai missili a bombe imponenti. Tra le spese che fanno sobbalzare persino i sostenitori del “benessere” della Nato in Sardegna ci sono i costi della «prima colazione a connotazione “internazionale”» affidata ad una società di Villanova di Castenaso, in provincia di Bologna, per la cifra di 240 mila euro di cornetti e bacon. Nell’elenco delle spesucce c’è anche il noleggio di “wc” portatili, per la bellezza di 2 milioni e centomila euro, anche se, poi, la Nato ha fatto fermare la gara. Dal comando hanno fatto sapere che ai “cessi” ci avrebbero pensato attraverso la logistica internazionale della Nato. Il Ministero della Difesa, però, si è dovuto far carico dello smaltimento fognario affidato ad una ditta sconosciuta per ben 368 mila euro.

Manco l’acqua

La sberla più significativa per i sostenitori della ricaduta economica sulla Sardegna arriva dal contratto stipulato il 18 aprile scorso con la società «Campania Alimentare», una srl con sede in via della Stadera a Napoli. Dovrà fornire bottigliette d’acqua da mezzo litro in terra sarda, per la modica cifra di 78 mila euro. In Sardegna, insomma, non hanno comprato manco l’acqua da bere. Alla faccia del benessere della “guerra” in terra sarda. Infine, la foto di due militari tedeschi su un carro armato a Teulada pubblicata con un tweet shock sul profilo ufficiale della Nato: «Speriamo vi stiate divertendo».

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