Il passo dal pozzo petrolifero al grattacielo d’acciaio nei monti dell’Isola dei Nuraghi è breve. Giusto il tempo di una capriola eolica in terra di Sardegna, sospinta da quegli ambientalisti a corrente alternata che tacciono sull’inquinamento di Sarroch ed esaltano le gesta rotanti e devastanti sui Tacchi d’Ogliastra. È l’altra faccia di questa guerra alla Sardegna su cui tacciono i soloni dell’ambientalismo dei potenti, da consumare senza tregua sulla testa dell’Isola del sole e del vento.

Storie di petrolio-eolico

Sono i progetti, i nomi e cognomi, le storie nascoste ai più, a svelare chi c’è dietro quella devastazione a colpi di pale eoliche ciclopiche da piazzare nei luoghi più esclusivi dell’entroterra e non solo della Sardegna. Società di Stato che hanno ribaltato di fatto le regole del Codice Civile, prima era l’azionista statale che le controllava, ora sono loro che controllano lo Stato, guidano le politiche dei Governi, impongono tempi e procedure, decidono i soldi da farsi “regalare”, magari facendoli gravare come spesso capita sulle bollette dei cittadini. Non guardano in faccia a nessuno. Fanno e disfano, entrano nei Parlamenti dalla porta principale, auditi nelle commissioni come oracoli da cui attendere indicazioni e disposizioni.

Sponsor & lobby

La sfilata di questi prossimi giorni nei Palazzi di Roma è disarmante: irrompono nelle audizioni delle Commissioni parlamentari sul Decreto sulle energie rinnovabili con la stessa prestanza del vecchio potentato della politica, sponsorizzati ognuno dal proprio partito di riferimento, con una mappa di legami che lascia interdetti anche i più scafati lobbysti del Transatlantico di Roma. Ad ogni società petrolifera o fintamente eolica è affiancata una sigla in codice, quella di quel gruppo parlamentare che ha offerto il passepartout per accedere nelle stanze apparentemente dei bottoni.

La spartizione

Da discutere c'è l’ultimo decreto quadro che già di per se è una strada spianata ai faccendieri del vento in terra di Sardegna, dalle procedure alla supremazia delle rinnovabili al cospetto di “Paesaggio” e “Beni Culturali”. Insomma, nonostante in quei testi sia già previsto che pale eoliche e pannelli di silicio vengono sempre prima di Nuraghi e Menhir, di colline sinuose o Tacchi di granito, loro, i petrolieri del vento, vogliono sempre di più. Vorrebbero annientare le ultime resistenze di chi si oppone allo sconquasso di un’Isola, negare ogni valutazione ambientale per ottenere con decreto “militare” l’autorizzazione a conficcare, in terra e in mare, le loro nuove trivelle, non più quelle di profondità, ma quelle del cielo. In Sardegna, le multinazionali del petrolio, sponsorizzate da “pimpanti” e altisonanti associazioni ambientaliste di rango, quelle che anziché proteggere l'ambiente tacciono sugli sversamenti in cielo, in terra e sottoterra nei paraggi della raffineria che fu dei Moratti, sono in prima linea nell’assalto al paesaggio dell’Isola.

Fascino segreto

Lo schieramento dei petrolieri del vento è l’immagine del potere, quello vero, consolidato e pervasivo, capace di entrare nei gangli decisionali e teleguidare chiunque, esclusi quelli che non cedono al fascino segreto dell’eolico “petrolifico”. Addentrarsi nel mare magnum dei progetti calati in terra sarda dai potenti del “greggio” è come osservare una mappa militare di aree da conquistare e conquistate, di scenari intonsi da aggredire ad altri da ridurre a nuove “Saras” o petrolchimiche del vento in mezzo al Gennargentu, al Montiferru, passando dal Marganai al Limbara. Lo scacchiere sembra surreale, ma è tutto vero, scandito da progetti ciclopici con centinaia di pale eoliche distribuite ovunque senza alcun timore di reazioni contrarie.A guidare l'assalto ci sono le multinazionali del petrolio e del gas, quelle di primo piano, dall’Eni alla Saras, da Sorgenia a Repsol, sino alla Erg di Saccargia. Prima tra tutti “Sua Altezza” l’Eni, ovvero il potere costituito, il vero ministro degli Esteri, il vero ministro dell'Energia, il vero ministro della Difesa. L'ente di Stato che ha “svuotato” i pozzi petroliferi di mezza Africa ora punta sul mare di Sardegna. L'ultimo progetto l’ha ufficialmente presentato alla valutazione ambientale alla vigilia di quest’ultimo Ferragosto, il 27 luglio 2024, fregandosene di finte moratorie e falsi proclami di Palazzo.

Missione Garibaldi

Lo sbarco eolico-petrolifero l’avrebbero tranquillamente potuto chiamare “Missione Garibaldi” visto che il progetto si propone di piazzare 33 pale eoliche proprio davanti a Caprera, l’Isola che fu dell’Eroe dei due mondi. Un progetto eolico offshore – recita il protocollo ministeriale - da realizzarsi sulle coste della Sardegna nord orientale, della potenza pari a 462 megawatt, energia per quasi mezzo milioni di abitanti. I signori del petrolio-eolico non si sono smentiti nemmeno nella ricerca di un nome del progetto con il quale "saccheggiare” il consenso della civiltà nuragica.

Nurax, davanti a Caprera

Lo hanno chiamato Nurax Wind Power, come se l’ispirazione nuragica potesse in qualche modo tutelare quello scempio in mezzo al mare sardo. I petrolieri dei palazzi di Roma non si sono accontentati di presentare un progetto per sfregiare solo l’Isola della “Camicia Rossa”, ma hanno rilanciato presentando un secondo progetto proprio davanti alla Costa Smeralda, uno spauracchio industriale da 1008 megawatt, ben 72 aerogeneratori, potenzialmente da oltre 300 metri d'altezza, dal nome altisonante: “Poseidon”. Ai due parchi a mare del nord dell’Isola, l’Eni, sempre “magnanimo” con il sud dell’Isola, ha aggiunto un'attenzione particolare per l’Isola di San Pietro e la costa iglesiente, già dominata dalla devastazione mineraria di Stato, mai sanata, con un ulteriore progetto offshore, questa volta l'Ichnusa Wind Power. Altri 500 megawatt e 42 pale da piazzare sulla rotta dei tonni, davanti a Carloforte, Masua e Porto Flavia.

L’invasione della Saras

Chi ha preferito tenersi ben stretto l’entroterra dell’Isola è l’altra multinazionale del petrolio, la Saras, la raffineria che fu dei Moratti e ora passata nelle mani di una sconfinata Vitol, società senza fissa dimora, con interessi miliardari in tutto il mondo. L’eredità dovrebbe riguardare anche tutti i progetti eolici che i signori del petrolio di Sarroch hanno disseminato copiosamente in lungo e in largo in tutta la Sardegna. Una vera e propria scalata al vento sardo, senza alcun pudore, annientando il più delle volte, se non tutte, il buon senso e il senso di responsabilità. Dieci “parchi industriali” eolici progettati nei punti più esclusivi dell’Isola, senza ritegno alcuno per ambiente e paesaggi. Uno lo progettano persino davanti al paradiso di Tuerredda, con 7 pale eoliche da oltre 200 metri da conficcare sul promontorio di "Kersonesus" tra Teulada e Domus De Maria, con cavidotti sino a Pula, Villa San Pietro e Sarroch. La lista è lunga: "Monte Pranu", 10 pale per una potenza complessiva pari a 72 megawatt nel Basso Sulcis, nel territorio di Villaperuccio; Villanova Tulo, 72 megawatt 10 pale, con passaggi nei comuni di Isili, Nurallao, Nuragus, Genoni; progetto "Monte Argentu", 6 pale, nel Comune di Nurri; progetto "Onanie", 6 pale nel territorio di Onanì Bitti, Buddusò; dieci pale eoliche nel cuore di Seui per 68 megawatt; progetto "Amistade", 21 pale per 130,2 megawatt da realizzarsi nei Comuni di Esterzili ed Escalaplano; altre 7 pale per 50,4 megawatt da conficcare nel territorio di Isili; progetto "Astìa", 5 turbine a Villamassargia e Musei; impianto "Boreas", 10 turbine a Jerzu e Ulassai.

Sfregio di Saccargia

Petrolieri allo stato puro, riconvertiti sulla via del vento, anche i signori della premiata Erg, Edoardo Raffinerie Garrone. Sono loro che, con la pervicacia dei cercatori di greggio eolico, hanno deciso, con i buoni uffici di Stato, di scardinare il proscenio della grande Basilica di Saccargia con pale eoliche devastanti alte oltre 200 metri. Un progetto approvato da Mario Draghi in persona, nonostante i pareri contrari di Soprintendenza, Regione e ogni istituzione di buon senso. A inseguire il filone sardo del “petrolio-eolico” ci sono i petrolieri spagnoli per eccellenza, quelli della “Repsol”, la più importante società petrolifera e del gas in Spagna e una delle più grandi in America Latina. Per loro ben tre progetti già presentati: 99,2 megawatt, 15 pale per il progetto "Orria" da realizzarsi nei Comuni di Nulvi e Sedini; 15 pale anche per il progetto "Olivinditta" nel Comune di Alà dei Sardi; 15 aerogeneratori del progetto "Monti" da realizzarsi nei Comuni di Monti e Olbia. I petrolieri spagnoli non si fanno mancare nemmeno il piano agrivoltaico: progetto "Madagoccu" da 75 megawatt da realizzarsi a Uta e Assemini

I potenti di Sorgenia

Infine, tra gas e corrente, tra i maggiori “sfregiatori” potenziali del paesaggio sardo c’è Sorgenia, che il metano lo “spilla”, già dal 2003, direttamente dal gasdotto Green Stream, direttamente connesso con la Libia. I progetti della società detenuta da F2i, il fondo finanziario che si vorrebbe comprare anche l’aeroporto di Cagliari, sono dislocati da nord a sud dell’Isola. Uno scacchiere che appare legato più alla geopolitica che al vento. Sette giganteschi parchi eolici pianificati dal Monti Ferru al Sulcis, dal Medio Campidano alla Gallura. In questo piano di Sorgenia per la conquista del vento sardo si intravvedono legami forti, se non fortissimi con la stessa politica sarda, ai massimi livelli, con una regia nazionale che vede il mondo bancario e potentati politici ben individuati impegnati a sostenere questa scalata eolica finanziaria in terra di Sardegna. Tutti rapporti, legami e intrighi che si celano dietro il grande affare del vento sardo, tra petrolio e gas.

© Riproduzione riservata