Il sottofondo è quello dirompente del Donbass, l’orizzonte è quello maestoso e tradito di Capo Teulada. L’ordine finale, quello di scatenare l’inferno, lo scandiranno stamane all’alba, quando il comando tedesco dell’alleanza atlantica schierata in Sardegna pronuncerà le fatidiche parole: «attacco, fate fuoco». In questo lembo di terra, seviziato in lungo e in largo per decenni, però, non ci sarà un nemico contrapposto, non ci sarà uno scacchiere di guerra reale, il teatro di conflitto è anomalo: tutti contro il proscenio di Teulada, isolotti, promontori, penisole, tratti di costa da demolire senza un perché, e senza un domani.

Prove generali

Quando gli occhi indiscreti, ieri pomeriggio, si sono affacciati dentro quell’area d’inferno, tremava tutto, l’aria, il terreno, con un susseguirsi di colpi da guerra vera, persino più violenta di quella che si sta combattendo dall’altra parte d’Europa. E pensare che quelle di ieri erano solo le ultime prove generali, prima dell’apoteosi prevista per oggi, giorno dell’inferno Nato in terra di Sardegna. Il calendario dell’Alleanza Atlantica ha segnato l’ora X per l’alba di stamane. Il piano d’attacco è tracciato nelle mappe interne del poligono, con tanto di linee rosse, prime linee e seconde, con uno schieramento da fine del mondo, con centinaia di carri armati, dai potentissimi Leopard 2A7V ai vecchi arnesi italiani, dai micidiali Tiger, gli elicotteri da guerra dislocati dai tedeschi, alla contraerea americana pronta a sparare missili terra-aria. Nove nazioni, rispetto alle otto iniziali, anche perché, senza dire niente a nessuno, si sono aggiunti anche gli americani, che in Sardegna sono sbarcati con il loro Air force one, quello dedicato al comando delle missioni Nato.

Pronti all’attacco

Nei brogliacci di guerra i termini non sono un caso: «preparazione alla battaglia», scrivono i soldati di Panzerbataillon393, le truppe da combattimento tedesche. I loro messaggi in codice raccontano di uno schieramento in terra di Sardegna pronto a dimostrare l’eccellenza guerrafondaia, con tanto di carri armati di ultima generazione, quella che tutti, qui a Teulada, definiscono la più evoluta al mondo. E non è un caso che anche ieri, quando si è passati dalla teoria alla pratica, sono stati loro ad aprire il fronte d’attacco, avanzando congiuntamente in linea, per diversi chilometri, spingendosi oltre la teorica trincea a forza di cannonate, micidiali e senza tregua. Nel loro manuale i tedeschi hanno persino previsto lo scenario peggiore: in caso di inferiorità numerica i loro carri armati, i Leopard2, sarebbero in grado di sviluppare la spinta necessaria attraverso la potenza di fuoco, la mobilità e la protezione dell'armatura per affermarsi comunque. Peccato che qui, l’inferiorità numerica, non la potranno verificare. Il bersaglio, infatti, sarà sempre inerme, pronto a subire ogni più vile attacco, infischiandosene del fatto che l’Europa, quella che compra armi con i fondi di coesione sottratti allo sviluppo delle aree deboli, abbia stabilito che quella di Teulada è un’area protetta, sia sul piano ambientale che naturalistico. È la contraddizione evidente, una spregiudicatezza senza precedenti, un’ambiguità che si misura a colpi di carri armati sulle oasi dell’Isola Rossa, come i decreti ambientali denominano l’area oggetto dell’attacco finale. La presenza nello scacchiere di Teulada di questi carri armati supersonici non è, però, un caso. Nessuno si illuda che si tratti di uno scenario funzionale alla difesa di chissà cosa, in realtà quella che si sta svolgendo nel sud dell’Isola, appare una vera e propria “fiera” delle armi, con tanto di contratti miliardari pronti ad essere sottoscritti tra Stati e industrie belliche. Non è un mistero che la tedesca Rheinmetall, la fabbrica dei Leopard, la stessa delle bombe Rwm utilizzate per lo sterminio della povera popolazione dello Yemen, sia balzata negli ultimi mesi nelle cronache finanziarie mondiali per fatturati e capitalizzazioni. Un vero e proprio boom senza precedenti dalla seconda guerra mondiale ad oggi, una fiammata finanziaria spaventosa per l’industria bellica. Basti un dato per comprendere di cosa stiamo parlando: le azioni, prima della guerra della Russia contro l’Ucraina, sono balzate da 97 euro a 150 in pochi giorni, oggi sono quotate a 227. Secondo gli analisti di Deutsche Bank, si supererà quota 250. Per la Goldmann Sachs, le azioni dovrebbero presto sfiorare i 300 euro.

Mercato di armi

Dunque, quale migliore occasione della “guerra” di Teulada per piazzare un altro po' di arnesi di morte? In effetti, lo si vede sul campo, l’obiettivo, costruito a tavolino, era quello di far comprendere la supremazia e l’efficienza dei carri armati Leopard tedeschi al cospetto, per esempio, degli “Ariete” italiani. Tutto come previsto, i mercanti di armi sono ben felici di aver dimostrato che gli eserciti giunti al cospetto di Capo Teulada sono inadeguati rispetto a quello che offre l’industria bellica tedesca.

L’affare Leopard

Quella di stamane, con tanto di “scatenate l’inferno” sarà il sigillo a operazioni che sottotraccia vanno avanti da qualche mese: vendere all’Italia non meno di 125 carri armati Leopard di ultima generazione, ma c’è chi ne prospetta persino 250. Per essere più chiari una spesa che va dai quattro agli otto miliardi di euro. La trattativa, secondo fonti ben informate, con orecchie e mani dentro gli uffici più alti, parla di una negoziazione che non si fermerebbe solo all’acquisto dei mezzi e munizioni, ma anche e soprattutto la possibilità di gestire in Italia le licenze, per non dare alla sola Germania l’intera ricaduta economica dell’operazione. Alla faccia di una Costituzione che “ripudia la guerra”. Non si spiega diversamente il dispiegamento di forze tedesche in terra di Sardegna con tanto di ben tre navi cariche di ogni genere di armamento. Un’esercitazione difficile da spiegare visto che se il conflitto bellico si sta svolgendo da tutt’altra parte è quanto meno discutibile il fatto che si siano spostati tanti armamenti dalla parte opposta.

Bacon & croissant

La guerra di oggi, quella che si scatenerà contro i promontori di Teulada è solo la prima esibizione da “showdown”. Per tutto il mese, infatti, non solo le esercitazioni non si attenueranno, ma saranno destinate ad incrementarsi, seppur senza le forze d’attacco di questa “Noble Jump 2023” che si chiude oggi. Per i 3000 militari schierati acqua in bottiglietta proveniente da Napoli, bacon e croissant da Bologna, alla faccia del benessere delle servitù militari in Sardegna. Oggi si scatena l’inferno, contro le coste dell’Isola dei Nuraghi.

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