Il turismo nautico è una risorsa preziosa, ma porta con sé il rischio di compromettere ecosistemi fragili. Lo sa bene l’Area Marina Protetta di Tavolara-Punta Coda Cavallo, che già nel 2017 introdusse un sistema innovativo per tutelare i fondali.

L’obiettivo era far rispettare il divieto di ancoraggio sulle praterie di posidonia e sul coralligeno, habitat fondamentali ma vulnerabili.

A parlarne, nei giorni scorsi, è stato ad Arzachena, nell'ambito della manifestazione Estate in Fiore, Augusto Navone, ex direttore dell’AMP e attuale presidente della Fondazione IMC, Centro di Ricerca, con sede a Torregrande-Oristano.

La soluzione arrivò dalla tecnologia, ha informato Navone: grazie a una partnership internazionale furono create mappe tematiche molto dettagliate, integrate in Donia, app gratuita che indica in tempo reale cosa si trova nei fondali, sotto l’imbarcazione. In questo modo i diportisti possono scegliere i fondali, evitando di danneggiare, a anche gravemente, aree sensibili. A Tavolara furono sperimentate anche mappe 3D. Quello indicato è un modello, ha detto Navone, che oggi andrebbe esteso a tutta la Sardegna, seguendo l’esempio di Corsica, Costa Azzurra e Baleari, già mappate.

La posta in gioco è altissima. La posidonia oceanica è preziosa: trattiene la sabbia e contrasta l’erosione, ospita una ricca biodiversità, assorbe l'anidride carbonica dall'acqua e produce fino al 50% dell’ossigeno del pianeta. È grazie a lei se il Mediterraneo conserva acque trasparenti e colori unici, che rappresentano una grande risorsa turistica ed economica. Proteggere la posidonia significa difendere il mare, la biodiversità, e il futuro del turismo nautico.

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