A poche ore dal duplice attentato contro la sede del Pd a Dorgali e contro il sindaco di Cardedu Matteo Piras, minacce a un altro amministratore locale in Sardegna.

Si tratta del vicesindaco di San Teodoro, Alberto Melinu, di area centrosinistra con un passato in Rifondazione Comunista.

Nel messaggio intimidatorio recapitato a casa dell'uomo, riporta l'Ansa, c'è un "invito" a non ripresentarsi alle elezioni, previste per il prossimo anno.

IL SINDACO - "È una lettera mafiosa - ha commentato all'Ansa il sindaco di San Teodoro Domenico Mannironi - sono molto preoccupato per questo ultimo scorcio di legislatura e per il clima che si sta creando per le elezioni del prossimo anno. Detto questo, ho cercato di dare coraggio ad Alberto dicendogli che deve andare avanti senza farsi intimidire".

"Le lettere anonime purtroppo fanno parte della vita amministrativa di questo comune - ha aggiunto - io stesso nella mia precedente legislatura da sindaco negli anni '90 ne sono stato oggetto. Ma la lettera recapitata ad Alberto è velenosissima e va ad inquinare la sorgente della democrazia. È una missiva molto circostanziata e ricca di dettagli sulla vita privata e pubblica, fa davvero spavento. Cerco di dargli coraggio e di dirgli che in democrazia devono essere i cittadini a decidere gli amministratori, ma lui è davvero provato".

LE INDAGINI - Intanto, mentre già da ieri Piras ha ripreso l'attività amministrativa con un sopralluogo nei cantieri del centro abitato e sul lungomare per assicurarsi che tutto fosse in ordine, proseguono le indagini sull'attentato alla sede del Pd, distrutta lunedì da un ordigno confezionato con una bombola di gas in gpl e un innesco.

Strage, questa l'ipotesi di reato portata avanti dai carabinieri del comando provinciale di Nuoro e dalla Procura. Gli attentatori sarebbero due, arrivati in moto in via Lamarmora. Non si esclude nessuna pista, anche se quella ideologica, quindi di matrice politica, in questa fase della indagini, sarebbe la meno accreditata dagli inquirenti.

LA DENUNCIA DELL'ANCI - "Non ci sono più parole per definire la pericolosità della condizione di sindaco e di amministratore in Sardegna - racconta Emiliano Deiana, primo cittadino di Bortigiadas e presidente dell'Anci Sardegna -. I rischi che si corrono, il prezzo che si paga. Si è creato, nel tempo, un clima infame per chi amministra per cui, ormai, atti di questo tipo sono la norma, non più un'eccezione e possono arrivare da qualunque lato".

"Ci sembra che sia inutile appellarci al Governo, al ministro dell'Interno: lo abbiamo fatto tante volte, sempre inutilmente. Il prossimo anno ci sarà una tornata amministrativa importante dal punto di vista numerico. Chi si candida sa che questa delle intimidazioni sarà una delle 'possibilità' dell'amministrare: stretti da un lato dai violenti e dall'altro da uno Stato che considera i Comuni e i sindaci un 'fastidio'".

(Unioneonline/D)
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