Dall'1 gennaio al 31 dicembre 2020 sono 860 i bambini nati in Gallura contro i 936 dell'anno precedente, una piccola contrazione legata principalmente alla riduzione dei parti delle neo mamme straniere.

A queste nascite si aggiungono circa cento donne che rischiavano di partorire prima della 34esima settimana, e da Olbia sono state indirizzate al Centro di secondo livello delle Cliniche Universitarie di Sassari che garantisce, a differenza della struttura olbiese, l’assistenza neonatologica con terapia intensiva.

Tra le partorienti a Olbia nel 2020, 39 sono donne residenti a La Maddalena, 29 a Tempio Pausania e 59 in comuni del Distretto di Tempio Pausania.

Quelle di nazionalità straniera sono state 148, pari al 17% dei parti, percentuale che negli ultimi anni sta andando sempre più riducendosi, confermando una contrazione delle nascite in particolare tra le coppie straniere, passate dai 277 parti del 2014 ai 212 del 2017 ai 148 del 2020.

Il numero maggiore di neo mamme proviene dalla Romania con 42 parti; seguita da Marocco con 18 nati e da Ucraina e Albania (con 8 parti ciascuno).

"È importante notare, rispetto al passato, come il numero delle straniere si stia notevolmente riducendo, passando dal 21% delle partorienti del 2019 al 17% del 2020, un fenomeno legato alla crisi economica e accentuato dalla pandemia in corso, che ha portato molti stranieri presenti stabilmente in questo territorio a fare rientro nei propri paesi di origine - spiega Antonio Rubattu, direttore del reparto di Ostetricia e Ginecologia del Giovanni Paolo II di Olbia - La pandemia in corso ha sicuramente accentuato la denatalità legata a fatti socio-economici e infettivi. Un altro fenomeno che ha portato alla contrazione delle nascite è la sospensione della partoanalgesia, legata alla carenza in Gallura di anestesisti che possano garantire nell’arco delle 24 ore il servizio".

"Grazie al percorso delle gravide Covid, che ora con il nuovo container dedicato al triage ostetrico ginecologico risulta esser completo e sicuro - aggiunge Rubattu -, siamo stati in grado di confinare il virus fuori dal reparto, registrando oltre 6.000 donne che non sono passate dal pronto soccorso, e a cui abbiamo garantito assistenza, come piccoli e grandi interventi, visite urgenti, garantendo anche assistenza a tre parti e un taglio cesareo in pazienti positive al Covid e che non si potevano trasferire in sicurezza in ospedale Covid".

(Unioneonline/s.s.)
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