Il medico-scalatore Ivan Pirina raggiunge il campo base del Manaslu: «Ora inizia la sfida più dura»
L’azzardo himalayano dell’arzachenese prosegue: obiettivo portare il vessillo del Comune fino agli 8.163 metri della vetta nepalesePer restare aggiornato entra nel nostro canale Whatsapp
“Insieme a Sonam Sherpa ho finalmente raggiunto il campo base del Manaslu”, ha informato Ivan Pirina, 49 anni, il medico-scalatore di Arzachena in “viaggio” verso la vetta del Manaslu (8163 metri), in Nepal. “Non è stato facile – prosegue - ma le cose belle non lo sono quasi mai. Mi impegnerò al massimo perché questo non sia il punto di arrivo, ma quello di partenza, per portare il vessillo del nostro Comune fino alla cima”. L’aggiornamento della scalata di Ivan Pirina è stato pubblicato sulla pagina social del Comune di Arzachena. Qualche giorno prima Pirina era a 5.100 metri di altitudine.
“Oggi giornata molto impegnativa per la mia spedizione”, aveva scritto. “Siamo partiti da Bimthang a circa 3.600m per scalare il Larke Pass a oltre 5.100 m e arrivare dopo 21km a Samdo a circa 3.900m. A complicare il tutto ci si è messo anche il meteo, con una pioggia gelata che ci ha accompagnato per quasi tutta la giornata”. Prosegue dunque l’impresa del medico arzachenese e ora si appresta alla parte più difficile e impegnativa della missione.
Lo scorso 28 agosto l’impresa era stata illustrata da Ivan Pirina in Piazza Risorgimento, in un incontro col pubblico moderato da Isabella Chiodino e con l’assessora Claudia Giagoni, che gli aveva consegnato il vessillo di Arzachena da far sventolare sulla cima del massiccio nepalese. Ivan Pirina è anche il medico di una spedizione che comporta difficoltà notevoli tanto per le pendenze da superare, particolarmente in alta quota quanto per le mutevoli e avverse condizioni climatiche, rappresentate principalmente dal gran freddo da sopportare. Per questo sono dotati di un adeguato equipaggiamento (oltre a quello tecnico adatto per questo tipo di scalate), tanto necessariamente pesante quanto ingombrante, a cominciare da una tuta in piuma d’oca del peso di circa 5 kg adatta per temperature fino a 50 gradi sottozero; per proseguire con 2 stivaloni di circa 2 kg e mezzo l’uno, che tengono caldi i piedi fino al 40° sottozero; il tutto però, aveva sottolineato Ivan Pirina, se si è in movimento; da fermi ci sono altri indispensabili accorgimenti da adottare.