Nessuna collusione tra gli imputati, nessun condizionamento nella vendita giudiziaria della villa appartenuta all’imprenditore Sebastiano Ragnedda: il pm ha chiesto l’assoluzione dei protagonisti della vicenda che aveva travolto il Tribunale di Tempio.

È successo a Roma nel processo per la presunta turbativa d’asta avvenuta nel gennaio del 2016.

È stata chiesta l’assoluzione da tutte le contestazioni del giudice del tribunale di Tempio, Alessandro Di Giacomo, del perito che valutò la villa, l’ingegnere olbiese Ermanno Giua (accusato anche di falsa perizia), degli avvocati Giuliano Frau e Tomasina Amadori, tutti coinvolti, secondo le accuse iniziali della procura di Roma, nella presunta asta pilotata. Chiesta l’assoluzione anche dell’ex gip del tribunale di Tempio Elisabetta Carta, accusata di rivelazione di segreti d’ufficio. Il pm ha chiesto al Tribunale di Roma (collegio presieduto da Sabina Lorenzo) la condanna di Alessandro Di Giacomo per un presunto falso nel provvedimento di assegnazione dell’immobile.

Il dato principale è che le accuse più gravi sono tutte cadute.

L’udienza è stata aggiornata al 9 giugno.

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