«L’ho uccisa io». Emanuele Ragnedda ha confessato: durante un lungo interrogatorio nella caserma dei carabinieri di Palau ha indicato dove si trova il corpo di Cinzia Pinna, la trentatreenne di Castelsardo che risultava scomparsa dallo scorso 11 settembre. I resti erano vicino a un albero, nella sua tenuta di Conca Entosa.  L’ipotesi è che la donna sia stata uccisa con almeno un colpo d’arma da fuoco. 

Cinzia Pinna
Cinzia Pinna
Cinzia Pinna

La posizione di Ragnedda, 41 anni – indagato (con lui anche un lombardo) per omicidio e occultamento di cadavere – si era aggravata dopo un tentativo di fuga: a bordo di un gommone questa mattina aveva lasciato il porto di Cannigione, ma il suo natante era stato ritrovato gravemente danneggiato. E l’imprenditore del settore vitivinicolo era stato prelevato nella sua abitazione, all’interno della tenuta, nelle campagne  tra Palau e Arzachena. 

Emanuele Ragnedda
Emanuele Ragnedda
Emanuele Ragnedda

Qui, come indicato da Ragnedda, sono stati trovati i resti della ragazza. 

Video di Andrea Busia

La confessione è arrivata dopo un lungo confronto con gli inquirenti, davanti al procuratore di Tempio Gregorio Capasso e la pm Noemi Mancini. Ragnedda, difeso da Luca Montella, ha ceduto, e rivelato l’omicidio volontario. 

Nella tenuta da questa mattina erano al lavoro i Ris di Cagliari.  Che hanno anche trovato numerose tracce di sangue all’interno dell’abitazione e di fronte all’ingresso.

Non solo. Dal sopralluogo è emerso che Ragnedda avrebbe tentato di lavare le federe dei cuscini del divano, che lui aveva poi tentato di portare all'esterno, forse nel tentativo di far sparire delle pesanti prove a suo carico

GLI AVVOCATI DELL'ALTRO INDAGATO

Video di Andrea Busia 

«Ci auguriamo che quanto emerso dimostri l’estraneità del nostro cliente a questa vicenda. Si sente accusato di una storia enorme senza avere la minima idea di cosa sia successo».

Così gli avvocati Maurizio e Nicoletta Mani, che difendono il giovane lombardo di 26 anni accusato di occultamento di cadavere, in collaborazione con Ragnedda. 

Il presunto complice, fin dal primo momento, si è detto del tutto estraneo ai fatti. «Ma in una prima fase Ragnedda», dicono gli avvocati, «avrebbe detto di essere stato aiutato dal ventiseienne. Ma lui non c’entra niente».

L’avvocato: «Più che pentito»

Video di Andrea Busia 

«Emanuele Ragnedda è più che pentito. Si è messo davanti al procuratore capo di Tempio e alla sua sostituta, di sua spontanea volontà: ha riconosciuto l’autorità dello Stato e vi si è affidato». Lo ha detto l’avvocato dell’imprenditore, Luca Montella, ai giornalisti riuniti davanti alla caserma dei carabinieri di Palau. Il suo cliente, dopo la stesura del verbale, è stato trasferito in stato di fermo prima a Olbia, in camera di sicurezza, poi andrà a Tempio, nel carcere di Nuchis. 

- Notizia in aggiornamento – 

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