Sono stati accompagnati in carcere ieri sera, dopo la notifica della sentenza della Corte di Cassazione. Dovranno scontare otto anni di carcere, i genitori e la zia del bambino di Arzachena, vessato al limite della sevizia e segregato per mesi in casa. La Cassazione ha rigettato i ricorsi degli legali dei tre (gli avvocati Angelo Merlini, Marzio Altana e Alberto Sechi) e così la sentenza della Corte d’Appello di Sassari (che confermava quella del Tribunale di Tempio) è diventata definitiva.

I genitori del minore e la zia (una impiegata olbiese) sono stati ritenuti responsabili di sequestro di persona (il bambino, 11 anni, è stato tenuto a lungo dentro una stanza buia) e di una lunga serie di vessazioni e sevizie psicologiche.

Il piccolo chiese aiuto ai Carabinieri e venne liberato la sera del 30 giugno 2019. Il ruolo della zia è emerso in un secondo momento, qualche mese dopo gli arresti della madre e del padre della vittima. Alla donna è stato attribuito dagli investigatori il ruolo di ispiratrice del trattamento inflitto al bambino. La zia del minore riteneva che solo attraverso angherie e punizioni di ogni tipo, il piccolo avrebbe potuto modificare il suo atteggiamento.

Una storia che, stando agli atti delle indagini condotte dai Carabinieri di Olbia, è durata diversi anni.

Da ieri sera i tre protagonisti sono nelle celle del carcere di Bancali.

(a. b.)

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