La scelta del sindaco Roberto Ragnedda con gli altri consiglieri di maggioranza «giustificata in un modo o nell’altro con fantomatici teoremi, significa che oggi questa maggioranza non è legittimata; mandare infatti all’opposizione i tre consiglieri comunali che hanno portato alla lista più di 1000 voti - afferma Rino Cudoni, già presidente del consiglio comunale ed assessore in altri mandati amministrativi - significa far venir meno il quorum».

In pratica, secondo Cudoni, senza l’apporto elettorale suo, di Francesca Pileri e Fabio Fresi, essendo stata presentata alle ultime elezioni del 2022 una sola lista, non raggiungendo il quorum queste sarebbero state nulle. 

È durato quasi un’ora e mezzo il dibattito ieri nel corso dei lavori del consiglio comunale (oltre 4 ore in tutto) sulla questione politica dell’estromissione dalla maggioranza dei consiglieri Cudoni, Pileri e Fresi. Da parte del sindaco e di alcuni membri della maggioranza, motivata dal fatto che l’atteggiamento dei tre fin dall’inizio, anzi anche prima, si discostasse dalla linea comune, con ripetute osservazioni e anche contestazioni; rispedite al mittente queste ragioni, dai tre, che hanno motivato i loro atteggiamenti con la necessità di chiarimenti e approfondimenti sulle varie questioni, senza peraltro mai votare contro i provvedimenti presentati in consiglio comunale.

Fatto sta che ieri si è consumato, nella sede istituzionalmente preposta, l’ultimo atto del divorzio all’interno della maggioranza con un gruppo d’opposizione eterogeneo (Fabio Fresi non ha aderito a Piattaforma Arzachena costituito da tempo da Cudoni e Pileri) la cui esistenza ora da un lato ristabilisce le regole democratiche di maggioranza e minoranza, della dialettica politica, del confronto e del controllo, dall’altro delinea, e ieri è sembrato che ce ne siano tutti i presupposti, un’opposizione piuttosto dura.

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