Coniugare ambiente e turismo non è impresa facile e lo è ancor di più per un Comune, come quello di Arzachena, dove nel periodo estivo è massiccia questa presenza. L’argomento è stato tema di confronto in un convegno organizzato in piazza Risorgimento, nell’ambito della manifestazione “Estate in fiore”, nel corso del quale si è parlato di erosione costiera, della difesa del patrimonio sottomarino e non, dell’importanza della biodiversità e di come il Comune sta lavorando per far sì che «il binomio turismo-ambiente, non sia ossimorico ma arricchente del territorio e delle imprese».

Sono stati vari e da più punti di vista gli aspetti della questione trattati dagli intervenuti, a cominciare da Adriana Miotto, cofondatrice e ceo di Justgood tourism, che ha parlato overtourism, affermando che «la pressione turistica di Arzachena è più alta di quella di Firenze», e mettendo in evidenza il problema della gestione di questo fenomeno, importante se non basilare, dal punto di vista economico e occupazionale; «prima si pensava che il turismo fosse solo dell’assessorato al turismo – ha detto - oggi va visto a 360°: ambiente, urbanistica, attività del commercio, attività sociali; e va affrontato con professionalità e competenze ben precise. Arzachena ci sta arrivando e siamo molto felici». 

Alcune delle conseguenze della massiccia presenza turistica sono state evidenziate da Luca Bittau, presidente di SeaMe Sardinia, che in particolare ha parlato della devastazione che migliaia e migliaia di imbarcazioni, con le loro ancore, producono sui fondali, anche del mare di Arzachena, arando e strappando la Posidonia oceanica, come anche dell’inquinamento acustico che queste producono a discapito della fauna che abita questi mari, a cominciare dai cetacei.

L’assessora al Turismo, Claudia Giagoni, s’è detta impegnata, come Amministrazione comunale, «a rendere i nostri concittadini e i nostri visitatori turisti più consapevoli del bene che abbiamo e che viviamo; vorrei che ogni visitatore, come ogni concittadino, si sentisse a casa quando arriva qua; a casa nostra noi stiamo attenti, perché non dovremmo farlo quando questa casa ci viene prestata, ci viene donata da qualcuno che è qui, magari da millenni, da una popolazione che si è formata e si è sviluppata, ha creato una propria cultura, delle proprie tradizioni, perché non rispettarle? E vale la stessa cosa per l’ambiente. Noi viviamo in questo mondo, abbiamo quest’occasione, non ne abbiamo un’altra, e questo significa anche dover prendere delle decisioni laddove ci si accorge che si è colmi, oppure per evitare che la misura diventi colma a breve. Cosa vogliamo lasciare ai nostri ragazzi? Ma cosa vogliamo vedere, noi, nei prossini dieci anni?».

È indubbio che delle decisioni, è stato sottolineato, si debbano prendere, alcune sono già sta assunte, come ha ricordato il delegato all’Ambiente, Michele Occhioni, come il contingentamento, quest’anno, degli afflussi nella spiaggia Le Piscine e il progetto Salvadune, nella spiaggia di Capriccioli, partito nei giorni scorsi, «un passo iniziale» ha detto, al quale ne seguiranno degli altri, in altri siti.

Andrea De Lucia, del CNR di Oristano, ha parlato erosione costiera, alcune naturali altre causate dall’uomo, e della necessità di convivenza tra uomo e ambiente, di equilibro, di rispetto, ricordando che «la gestione del territorio non la fanno i ricercatori, che possono solo suggerire alcuni elementi», sulla base degli studi che effettuano «ma poi sono le singole amministrazioni che devono lavorare». E decidere.

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