Una manifestazione per dire no all’accorpamento scolastico. Lunedì, 19 febbraio, genitori e alunni dell’Istituto comprensivo di San Teodoro si ritroveranno davanti alla scuola per esprimere tutto il loro dissenso contro il ridimensionamento scolastico stabilito della Regione Sardegna.

La misura, approvata lo scorso dicembre, prevede la soppressione dell’autonomia scolastica dell’istituto teodorino, con una popolazione scolastica inferiore ai 400 alunni, e il conseguente accorpamento con l’Istituto comprensivo della vicina Budoni. La perdita di tutte le funzioni di segreteria e di presidenza è solo la punta dell’iceberg del cambiamento fortemente contestato anche dall’Amministrazione comunale. Il rischio è infatti che con la perdita dell’autonomia vengano a mancare tutta una serie di progetti che la scuola e il Comune hanno attivato ad hoc in base alle esigenze della popolazione scolastica del paese.

«Quella dell’assessorato regionale alla Pubblica Istruzione e del suo assessore, Andrea Biancareddu, è stata una scelta superficiale e non condivisa dal territorio - si legge in una nota firmata dai rappresentanti di Istituto di San Teodoro, dai rappresentanti di classe e dai genitori degli alunni - presentata spavaldamente come potenziamento, aumento di prestigio e offerta formativa. Di fatto invece rappresenta esclusivamente una penalizzazione ed un forte svantaggio per tutti noi, oltre alla perdita dell’attuale libertà di pianificazione  e, probabilmente, di risorse. Il tutto esclusivamente a discapito dei nostri figli».

In una recente nota inviata all’assessorato regionale il Comune aveva chiesto una proroga sul mantenimento dell’autonomia per un altro anno e oggi genitori e rappresentanti di Istituto si rivolgono ancora a Cagliari. «All’assessore uscente e alla politica regionale vogliamo dire a gran voce che non accettiamo questa scelta – si legge nell’ultimo comunicato - e che difenderemo in ogni sede la qualità del diritto allo studio e l'autonomia del nostro istituto. Lavorare per il bene della scuola e degli studenti, in una regione con il più alto tasso di dispersione scolastica in Europa, dovrebbe tradursi nel potenziamento dei punti di istruzione soprattutto nei piccoli centri che, come il nostro, hanno delle caratteristiche socio-economiche e territoriali che meriterebbero una non superficiale valutazione ed il giusto riconoscimento».

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