Un articolato sodalizio criminale italo-albanese dedito al traffico, anche internazionale, di sostanze stupefacenti di vario tipo. È quanto hanno scoperto i Carabinieri nell’operazione denominata “Family & Friends”,  coordinata dalla DDA del capoluogo sardo, che ha portato, nelle prime ore di questa mattina, all’esecuzione di 40 arresti suddivisi fra la Sardegna e diverse città della penisola tra Liguria, Emilia Romagna, Toscana e Abruzzo.

Emessi, in particolare, 40 provvedimenti restrittivi, di cui 23 ordinanze di custodia cautelare in carcere e 17 di arresti domiciliari. Fra i reati contestati: detenzione e spaccio di sostanze stupefacenti e associazione finalizzata al traffico di stupefacenti.

QUI TUTTI I NOMI DEGLI ARRESTATI: 

La banda, che faceva capo al 42enne cagliaritano Giovanni Portas e aveva base logistica nella città di Quartu Sant’Elena, reperiva ingenti quantitativi di droga, prevalentemente hashish e cocaina, e ne curava poi la commercializzazione nelle province di Cagliari e Sassari, avvalendosi di una fitta rete di trafficanti e spacciatori che provvedevano alla capillare distribuzione nei rispettivi mercati locali.

Il sodalizio era dunque collegato ad altri gruppi criminali di nazionalità spagnola e albanese, i canali di rifornimento in grado di assicurare gli approvvigionamenti mediante un collaudato sistema di trasporto, basato su spedizioni internazionali e sulla collaborazione di insospettabili corrieri, reclutati di volta in volta con il massimo riserbo sulla loro identità, che non veniva rivelata neppure ai destinatari, così da scongiurare ogni fuga di notizie, anche involontaria, tale da poter portare alla loro individuazione durante il trasporto.

Coinvolto anche il 52enne Paolo Gaviano, il quale, secondo i dati finora acquisiti, controllerebbe ampi settori dell'attività di spaccio nell'intera Isola, avvalendosi di alcuni fidati collaboratori.

LE INDAGINI – Come appurato dai carabinieri, la cocaina veniva fornita al sodalizio da clan albanesi attivi nella penisola, mentre l'hashish, di provenienza iberica, giungeva in Sardegna attraverso pacchi postali ordinari, indirizzati a destinatari inesistenti, titolari di utenze di cellulari riportate sugli stessi pacchi, quale riferimento all'arrivo, anch'esse intestate a immaginari cittadini pakistani. Giunto sul luogo della consegna, l'inconsapevole corriere chiamava quel numero e veniva immediatamente raggiunto dal reale destinatario del pacco, che si presentava col nome fasullo utilizzato per la spedizione.

Il gruppo si sarebbe avvalso anche di negozi specializzati che offrivano un servizio di fermo posta/deposito a pagamento, ben sapendo che i gestori di questi servizi, non essendo tenuti a farlo, non avrebbero controllato il contenuto della merce giunta nel loro punto di scambio. Snodo centrale delle spedizioni la città di Milano.

LE SPEDIZIONI – I referenti sardi del traffico avevano l'abitudine di recarsi nel sud della Spagna con lo scopo – in base a quanto finora emerso – di commissionare e pagare preventivamente le spedizioni dell'hashish. Uno dei diversi casi che è stato possibile ricostruire ha evidenziato come i due corrieri, che viaggiavano in automobile, avessero nascosto trecentomila euro nella ruota di scorta. Al pagamento sarebbe seguita in breve tempo la spedizione della sostanza.

Abbastanza simile era il meccanismo utilizzato per l'importazione della cocaina, che farebbe invece capo ad alcuni albanesi dislocati in varie località del territorio nazionale. Costoro, in base al quadro indiziario, avrebbero preteso sempre il pagamento anticipato della “merce” e nel giro di un mese avrebbero poi fatto pervenire la cocaina, mediante corrieri italiani, in genere insospettabili coppie che si assumevano il rischio di viaggiare su auto con doppi fondi contenenti lo stupefacente.

Portas avrebbe gestito gran parte della cocaina spacciata a Cagliari ma anche a Sassari, attraverso soggetti del luogo, che risulterebbero inseriti nell'organigramma cagliaritano. In diversi casi lo stupefacente diretto a Sassari è stato caricato su auto nell'area del cimitero di San Michele.

Il viaggio di ritorno a Sassari era compiuto lungo la strada statale 131 a velocità altissime e per conto di Gabriele Gabresu, oggi trentasettenne, referente sassarese dell'organizzazione cagliaritana.

In uno dei recuperi di stupefacente compiuti, l'auto che percorreva ad altissima velocità la statale Carlo Felice era stata sorpassata nottetempo da una gazzella dei Carabinieri e fermata nel territorio del Comune di Sestu. Quella macchina era stata poi smontata dai Carabinieri ma di cocaina non era stata rinvenuta traccia, nonostante i militari avessero acquisito consistenti indizi che quell'auto stesse svolgendo la funzione di corriere. Già all'alba successiva i Carabinieri avevano quindi perlustrato i prati e gli arbusti presenti a bordo strada, nel tratto della statale interessato, rinvenendo un pacco di hashish. Nelle ore successive e per circa una settimana gruppi di soggetti sassaresi in contatto con Grabesu, come se stessero cercando funghi, setacciavano senza speranza le campagne immediatamente limitrofe alla grande arteria stradale consentendo così ai Carabinieri di ottenere un ulteriore riscontro da poter fornire alla Procura di Cagliari per il prosieguo dell’indagine.

In un altro viaggio verso il nord Sardegna, l'auto trasportava un chilogrammo di cocaina nascosta nel trasportino di un gatto

L’indagine è stata svolta in collaborazione con la Direzione Centrale dei Servizi Antidroga e di Autorità Giudiziarie e Forze di Polizia di altri Paesi Europei, in particolare la Spagna.

(Unioneonline/v.l.)

L’INTERVISTA AL GENERALE LUCA CORBELLOTTI:

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