I lavoratori della sanità hanno diritto a ricevere l’indennità di turno anche durante le ferie e il buono pasto va garantito a chi lavora più di sei ore, a prescindere dal tipo di turno.

A stabilirlo sono due recenti ordinanze della Corte di Cassazione (n. 25528 e n. 25525 del 2025), che potrebbero aprire la strada a nuovi diritti retributivi per migliaia di operatori del comparto.

Paolo Cugliara, sindacalista Fials Cagliari
Paolo Cugliara, sindacalista Fials Cagliari

Paolo Cugliara, sindacalista Fials Cagliari

Sulla scia delle pronunce, il sindacato Fials, per bocca del segretario provinciale di Cagliari, Paolo Cugliara,  ha chiesto alla Regione e alle aziende sanitarie l’immediata applicazione delle decisioni. In particolare, si chiede che gli stipendi vengano adeguati per includere l’indennità anche nei periodi di ferie e che i buoni pasto vengano riconosciuti in modo uniforme, senza differenze tra chi lavora di giorno o di notte.

Le due ordinanze rafforzano un orientamento ormai consolidato: il salario non può subire tagli durante le ferie, perché altrimenti si disincentiverebbe il diritto stesso al riposo, tutelato a livello europeo come misura di salute e sicurezza. Allo stesso modo, chi lavora turni superiori alle sei ore ha diritto a un pasto, indipendentemente dall’orario.

Si tratta di principi già presenti in sentenze precedenti, ma che ora diventano vincolanti per i datori di lavoro pubblici, con potenziali ricadute anche sui bilanci delle aziende sanitarie.

«La decisione della Cassazione non è solo una vittoria legale, ma un richiamo al rispetto per chi tiene in piedi il sistema sanitario», afferma la Fials in una nota.

Il sindacato chiede non solo l’adeguamento immediato degli stipendi, ma anche il pagamento degli arretrati e una comunicazione chiara su tempi e modalità di attuazione.

E inoltre sottolinea che il mancato riconoscimento di questi diritti contribuisce al malessere di molti professionisti, sempre più attratti da condizioni di lavoro migliori all’estero. «È ora di smettere di perdere infermieri e tecnici formati in Sardegna che vanno a lavorare in Germania, in Svizzera o nei Paesi nordici. Se non li trattiamo con dignità, se ne andranno tutti».

(Unioneonline/Fr.Me.)

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