Anche in Sardegna i contagi da Covid sono in crescita

Secondo il report settimanale Gimbe i nuovi casi nell’ultima settimana sono aumentati del 18,4% rispetto alla precedente, si tratta comunque dell’incremento minore tra tutte le Regioni italiane. Si registra, sempre nella settimana dal 28 settembre al 4 ottobre, una performance in peggioramento anche degli attualmente positivi per 100mila abitanti, che sono 306.

L’aumento di contagi più consistente viene rilevato nel Nord Sardegna, ma l’incidenza settimanale più alta si registra in provincia di Oristano.

Questi i dati provincia per provincia: a Oristano l’incidenza è 267 (+17% rispetto alla settimana precedente), a Nuoro 230 (+17,2%), a Cagliari 230 (+9%), nel Sud Sardegna 175 (+24,3%), nel Sassarese 163 (+29,1%).

Resta sotto la media nazionale l’occupazione di posti letto sia in terapia intensiva (0,5%) che in area medica (3,8%).

LA CAMPAGNA VACCINALE

La percentuale di popolazione al di sopra dei 5 anni che non ha ricevuto alcuna dose di vaccino è pari al 10,4%, leggermente più alta rispetto alla media italiana del 10,1%. Sale al 12,5% se si considera chi non ha ricevuto la terza dose.

Molto basso il tasso di copertura con quarta dose, appena al 12,6% a fronte di una media italiana del 17,7%.

Quanto ai bambini tra i 5 e gli 11 anni, il 41,7% ha completato il ciclo vaccinale a fronte di una media italiana del 35,2%. A questo dato va aggiunto un ulteriore 4,5% che ha ricevuto solo la prima dose.

"MASCHERINE E QUARTA DOSE”

A fronte della ripresa dei contagi che riguarda tutta l’Italia, la ricetta per il presidente della Fondazione Gimbe Nino Cartabellotta “è sempre la stessa, provare a limitare la circolazione virale usando le mascherine al chiuso, soprattutto nei luoghi molto affollati e poco areati e accelerare con la quarta dose, dove siamo molto indietro”.

“Bisogna puntare l'accento - ha aggiunto Cartabellotta - sul fatto che la pandemia non è finita, che durante l'inverno ci sono sempre degli imprevedibili rialzi di contagio, con un altrettanto imprevedibile impatto sui servizi ospedalieri. Quindi le due grandi azioni devono essere volte a ridurre la circolazione virale da un lato, e dall'altro innalzare il muro di protezione nei confronti di fragili e anziani che sono le persone che rischiano di più di andare all'ospedale, oppure addirittura di lasciarci la vita”. 

(Unioneonline/L)

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